Scagionato da ogni accusa, esce dal processo che vedeva imputate oltre 100 persone per non aver vigilato correttamente sulle operazioni di apertura di conti correnti. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo, Cesare Vincenti, ha dichiarato il non luogo a procedere nei confronti del 43enne campobellese Francesco Sillitti, difeso di fiducia dall’avvocato Salvatore Manganello, che nella qualità di direttore dell’Agenzia di Palermo, la numero 8 della Banca Nazionale del lavoro, era accusato di falso, contravvenendo alle diposizioni concernenti l’obbligo di identificazione e di apposita verifica dell’identità dei clienti, senza che questi fossero presenti, nell’attivazione di 13 conti correnti presso l’agenzia da lui diretta. Questo era il capo d’accusa. Ma la tesi dell’avvocato Manganello, che ha richiamato la depenalizzazione del reato, dal 6 febbraio 2016, ha convinto il giudice ad archiviare il caso. “Nella circostanza – si legge nelle motivazioni della sentenza del giudice Vincenti – il legislatore ha depenalizzato i reati puniti con la sola pena pecuniaria della multa o dell’ammenda, comprese le ipotesi aggravate per le quali è prevista la pena detentiva sola o congiunta a quella pecuniaria. Pertanto, tra le fattispecie rientrano anche i delitti della normativa antiriciclaggio di omessa verifica della clientela, omessa registrazione e omessa comunicazione, già previste con la pena della multa da 5.000 a 50.000 euro”. Per questo è stato scagionato il direttore Sillitti.