PALERMO – La nuova rete ospedaliera della Sicilia, frutto di mesi di polemiche e correzioni, è ormai pronta. Ma dietro la riorganizzazione che prevede la riduzione di centinaia di posti letto, resta un dato inconfutabile: gli ospedali siciliani lavorano già oggi con numeri più bassi di quelli previsti.
Il piano, presentato in queste ore all’Ars, ridisegna la mappa dei reparti e punta a salvare esperienze consolidate come la cardiochirurgia pediatrica di Taormina. La filosofia è quella di mantenere piccoli ospedali con funzioni ridotte, integrandoli con nuove micro-strutture e potenziando i servizi territoriali. Una scelta che, secondo il presidente della Regione Renato Schifani, consente di salvaguardare i presidi storici e al tempo stesso di allinearsi al Pnrr.
I numeri, però, raccontano un’altra realtà. A Palermo, ad esempio, risultano attivi 506 posti letto rispetto ai 723 previsti. Situazione analoga a Caltanissetta, dove i posti effettivi sono 510 contro i 690 indicati. E ancora ad Agrigento, oggi 750 contro i 901 previsti. In diversi ospedali dell’Isola la forbice tra programmazione e realtà resta ampia, complice la cronica carenza di medici e infermieri e strutture spesso inadatte ad accogliere nuovi reparti.
La riforma, salutata dal governo regionale come un passo avanti per razionalizzare e garantire efficienza, rischia quindi di trasformarsi in un compromesso fragile: nuove mappe, ma vecchi problemi. A pesare, come sempre, il nodo del personale e degli investimenti.
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