Arriva la festa di San Calogero e, puntuale come sempre, ecco tornare in vacanza ad Agrigento, reduce dai successi televisivi, il regista Michele Guardì devotissimo del Santo Nero. Purtroppo consapevole, quest’anno, della decisione del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico di non far avvicinare, e quindi di non far “salire” più nessuno sul Santo. Quindi, sarà impossibile baciare il fercolo come invece abitualmente faceva Guardì. Ma il regista sarà comunque presente tra la folla a al seguito delle varie tradizionali manifestazioni.
“Perché San Calogero mi fa vivere bene” – spiega Guardì che in questi giorni ha riaperto la sua casa nel centro storico per un periodo di riposo. Lui, di San Calogero, ne ha una Collezione da far invidia a chiunque; decine e decine di statuine, tutte ben allineate sulla mensola dello studio agrigentino, a seconda della grandezza.
“Non so proprio come potranno fare gli organizzatori dei festeggiamenti, per bloccare in tempo i fedeli che intendono salire e abbracciare il loro Santo – dice a proposito della decisione presa. – Bisognerebbe che i portatori si organizzassero per fare anche una sorta di “scorta” alla statua. Spero possano riuscirci!”.
Dunque Michele Guardì, 79 anni compiuti da poco, da 32 alla guida del programma più popolare e longevo della storia della televisione italiana nella fascia di mezzogiorno, continua a far coincidere le vacanze con le date dei festeggiamenti di San Calogero, quelli di Agrigento e quelli del suo paese, Casteltermini “perchè – spiega – anche a Casteltermini si festeggia San Calò”.
-Per lei è sempre un piacere tornare. Un suo pensiero su Agrigento?
“Con Casteltermini, Agrigento è la mia città (sono anche cittadino onorario) e gioisco quando leggo notizie positive che la riguardano – dice. – Ad esempio di recente ho saputo che da poco tempo sono ripresi gli scavi nell’area del teatro ellenistico, anche con la possibilità per i visitatori della Valle, di seguire le operazioni di scavo. E’ positivo che si torni a scavare nella Valle, dopo un periodo di ferma dei lavori, perché da questi scavi la città dei templi non potrà che beneficiarne ulteriormente. Mi auguro che le operazioni di scavo proseguano e che la mia città possa arricchirsi con una nuova straordinaria attrattiva archeologica. Un teatro di quella fatta, per la città, che già raccoglie un patrimonio archeologico davvero unico al mondo, è una ragione in più che ci consente di affermare, prendendo a prestito la citazione del poeta greco Pindaro, che davvero Agrigento è “Città la più bella fra quante son albergo per gli uomini”
Seduto nel suo giardino fiorito, Michele Guardì dice che si sente ispirato.
“La notte scorsa ho scritto di getto un poemetto sulla guerra all’Ucraina, “alla maniera di Martoglio” – racconta. Sei cartelle scritte in dialetto tra il serio e il faceto per dire a Putin e a Zelens’kyj che in definitiva farsi la guerra è una cosa stupida.
Una vacanza agrigentina che per Guardì si protrarrà per varie settimane solo con una breve parentesi a Roma dove il regista nel corso di una cerimonia nella piazza del Campidoglio ha ricevuto il prestigioso “Premio Agnes” alla carriera. Adesso, chiuso in casa, corregge le ultime bozze del suo nuovo romanzo “Il polentone” presto in uscita con Baldini & Castoldi in cui si racconta di un continentale di nome Bobbio che a modo suo sfida un certo tipo di siciliani che si credono più furbi di tutti gli altri. In autunno, con la ripresa dello storico programma televisivo, vi sarà il debutto a Roma presso il teatro Quirino della commedia sul “Delitto Tandoj” scritta e diretta da Guardì con Gianluca Guidi protagonista e prodotta dall’agrigentino Francesco Bellomo. Commedia che arriverà poi a Palermo, al teatro Massimo e ad Agrigento, al Pirandello dal 10 al 13 novembre. Infine un’altra lunga tourneè nei grandi teatri italiani.
Insomma con il corpo Guardì è ad Agrigento, ma con i suoi infiniti progetti, Michele, mentalmente, è già altrove!
LORENZO ROSSO
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