Accompagnati da Dino Bartolomeo, Rappresentante per Agrigento della Firriato, i ristoratori agrigentini sono stati in contrada Verzella per visitare la cantina scavata sulla pietra lavica.
C’è un momento dell’anno in cui l’Etna rompe tutti gli schemi e diventa un luogo ancora più speciale dove il gusto, la convivialità, la tradizione e la modernità si fondono in un mix unico.
Durante il periodo autunnale, infatti, si vive la vendemmia e le fasi di produzione del vino.
Un gruppo di ristoratori siciliani, provenienti dalle province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna, hanno fatto visita alla cantina scavata nella lava sull’Etna.
Cavanera etnea, così si chiama la cantina di Firriato in contrada Verzella, situata sul versante nordest del vulcano.
Progettata e realizzata per un potenziale produttivo massimo di 800mila bottiglie, che è costituita da tre piani che si sviluppano all’interno di una colata lavica.
Una cantina ecosostenibile e il lancio di un nuovo vino ottenuto da viti centenarie prefillossera, salvate e recuperate per un’azienda che è su questi territori da almeno due decenni. Il vino si chiama “Signum Aetnae”(simbolo dell’Etna) poiché racconta un pezzo di storia della viticoltura etnea.
Firriato ha sempre creduto in questo territorio unico al mondo, tante che produce vini sull’Etna da oltre 20anni. Nella Tenuta di Cavanera Etnea, la famiglia Di Gaetano, prosegue la sua esplorazione del terroir vulcanico, alla ricerca delle migliori condizioni pedoclimatiche capaci di garantire la produzione di uve perfette per proporre al consumatore vini di altissima qualità.