I tempi della giustizia sono notoriamente lunghi ma di fronte ad una tragedia come quella che si è registrata lo scorso 11 dicembre a Ravanusa, in via Trilussa, dove un’esplosione ha causato 9 morti (ed un bambino mai nato, rimasto nel grembo di una giovane madre), due feriti ed ha distrutto ben 4 palazzine nel cuore del centro storico, bisogna dare risposte immediate ai familiari delle vittime.
Con questo spirito proseguono le indagini della Procura di Agrigento per fare chiarezza su quanto accaduto. Il pool investigativo è costituito dal procuratore aggiunto Salvatore Vella e dai sostituti Chiara Bisso e Sara Varazi. Inoltre è stato costituito un collegio peritale, coordinato dal professor Antonino Barcellona, di cui fanno parte gli ingegneri Gianluca Buffa, Giovanni Vella e Alessandro Benigno.
Il Procuratore capo, Luigi Patronaggio è in prima linea.
“Presto – dice – ci saranno sviluppi. Abbiamo agito in fretta, siamo stati suoi luoghi nell’immediatezza dei fatti, abbiamo messo in piedi un pool investigativo e di esperti con un compito preciso – aggiunge il capo della Procura agrigentina – quello di dare risposte ad una comunità ed all’intera nazione”.
Le risposte che dovranno arrivare dal team investigativo sono rivolte soprattutto ai familiari delle nove vittime: che chiedono giustizia e non cercano vendetta. Giustizia per: Pietro Carmina, insegnante in pensione di 68 anni, per la moglie Carmela Scibetta, dirigente del Comune di Ravanusa, di 60 anni, per Giuseppe Carmina, 33 anni e per la moglie Selene Pagliarello di 30, infermiera in servizio all’ospedale di Agrigento, incinta di Samuele, il bambino che sarebbe dovuto venire al mondo 4 giorni dopo la tragedia. Per i suoceri: Angelo Carmina di 69 anni e quello di Crescenza “Enza” Zagarrio di 63 anni. Ed ancora per Giuseppe Carmina, 33 anni, per il padre Angelo di 70 anni e per la madre Calogera Gioacchina Minacori.
Il Procuratore Patronaggio ha anticipato che “L’esplosione è stata prodotta da una “bolla” o “camera” di metano innescata da una casuale scintilla. Si sta cercando di ricostruire la dinamica dell’esplosione e del successivo propagarsi della “palla di fuoco” e dell’onda d’urto – ha spiegato. Viceversa, sul come e sul perché si sia creata la “bolla”, e perfino sul punto esatto dove la stessa si sia creata (al momento localizzata al di sotto o in adiacenza della abitazione del civico numero 65 di via Trilussa), permangono dubbi che saranno sciolti dalle investigazioni tecniche e di polizia giudiziaria in corso”.
Il procedimento pende a carico di «ignoti» e gli unici avvisi sono stati notificati alle persone offese, in relazione agli atti irripetibili effettuati. Lo sviluppo delle indagini è necessario, oltre per una questione di giustizia, anche per iniziare le operazioni di ricostruzione. Chi metterà i soldi? La Regione ha stanziato un milione di euro in sede di variazioni di Bilancio. Ma tecnicamente i soldi potranno essere utilizzati dopo il dissequestro. Il Procuratore annuncia tempi celeri, ma se ci saranno intoppi bisognerà pensare ad un escamotage “tecnico – politico” come accaduto con il Ponte Morandi di Genova. Ma per Luigi Patronaggio non ce ne sarà bisogno. “Stiamo lavorando – ribadisce – e gli sviluppi si vedranno molto presto”. Paolo Picone
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