Pedalavo ieri sera in bici tra i marciapiedi del lungomare di San Leone.
Il mare, un pò mosso, rumoreggiava, infrangendosi sugli scogli resi invisibili dal buio.
Era da tempo che non calpestavo con le due ruote quel tratto.. ..
Ci vuole anche una certa abilità a dimenarsi tra tantissime persone che passeggiano, carrozzine e bancarelle varie…
C’era una fresca brezza, in compenso, ad alleggerire le pedalate.
Quanti ricordi!
Quanto tempo passato!
Da giovane trascorrevo intere giornate sul lungomare!
Si cominciava di buon mattino.
Con un pallone sotto il braccio si raggiungeva il campo di calcetto.
Palla al centro e si partiva…
Dieci ragazzi a rincorrere la palla, fin quando il sole non diventasse un pallone di fuoco, dandoci lo stop.
A quel punto, dopo una doccia veloce, intorno 11:00 eravamo alla terza.
Cos’era la terza?
Ai miei tempi non esistevano i chioschi che oggi danno il nome ai rispettivi lidi.
I lidi erano distinti dai numeri, in ordine progressivo fino al 6.
La terza era in corrispondenza del tratto dove adesso fanno capolino (quando c’è vento) gli acrobati dell’acqua, con le loro tavole da surf.
Era la spiaggia più gettonata dai giovani.
Una marea di persone.
Solo teli, nessun ombrellone!!
E così su quella spiaggia dorata, c’era ancora l’energia per un tuffo prima di collocare i sandali a mò di pali, per delineare le porte e ripartire con le pedate ad un altro pallone.
Passava il tempo e non ce ne accorgevamo neanche!
Non c’erano i telefoni per controllare l’ora.
Nessuna telefonata….
Non c’erano I selfie e si parlava tantissimo.
Capivi che l’ora del pranzo fosse prossima, quando i motorini costipati sul ciglio della strada cominciavano ad esser meno fitti.
Ed ecco nuovamente rimettere il pallone sotto il braccio e raggiungere casa.
Pausa pranzo.
Ore 15.00.
Nessuno temeva il caldo.
Non c’era Piazzale Giglia.
C’era la Sala Giochi ( l’attuale di oggi) con l’aria condizionata a palla, a darci ristoro fino alle 17.00 circa.
Poco più di due ore tra flipper e videogiochi, poi ancora spiaggia, ancora mare.
Con le moto o le bici si raggiungeva la sesta, ossia l’ultima traversa prima delle Dune.
Era una spiaggia più spaziosa.
Stavolta senza scarpette di ginnastica ma con costume, occhiali e berretto, sistemavamo alla meglio la rete.
E così si passava al beach volley.
Battute, risposte, alzate, schiacciate e sudore, tanto!
Ricordo che si giocava fino al tramonto e proprio il tramonto ci dettava il tempo per un bagno refrigerante.
Tutti in acqua per l’ultimo bagno della giornata…
Ore 21 00 circa.
È buio.
Un salto sulla moto e rieccoci a casa.
Cena.
Poche parole di conversazione con i genitori, un’altra doccia, un jeans levis, una camicia Best Company, la cintura El Charro e di nuovo in giro..
Erano i tempi della moda paninara.
Un concetto difficile da spiegare ai teenagers di oggi….
Ogni gruppo aveva la sua meta, il suo punto di ritrovo.
Cambiava di anno in anno, via via si diventava più grandi, fino a conquistare la meta più alta, come il podio di una premiazione: il Tropical Bar.
Non era un Bar, era la storia di S. Leone, il punto nevralgico, l’ombelico del nostro mondo, dove conoscevi tutti, dove interagivi con tutti.
Un oceano di giovani seduti sui motorini, fermi in maniera disordinata tra la strada ed il marciapiedi.
Fiumi di parole scivolavano come un niente et voilà le 00.30.
Era un’ora strategica quella, era l’ora del rientro.
Ed anche qui lo capivi dai motorini che via via si allontanavano.
Ma c’era una tappa ancora, una tappa quasi costante: il Dollaro, un altro pezzo di storia di S Leone.
Era un budello sul viale dei Giardini a pochi passi da dove oggi giganteggia una delle migliori gelaterie siciliane.
Non appena entravi, già puzzavi di fumo.
Intanto l’appetito avanzava e la piadina era l’ultimo pit-stop prima di andare a dormire.
Era cosi buona, che dopo averne mangiato una, trovavi sempre qualcuno con cui dividerne un’altra.
Un boccale di birra o una coca e poi via.
Uscivi dal Dollaro e c’era un silenzio assoluto, interrotto ogni tanto dalla sgommata della polizia o dal rotolare sull’asfalto di una lattina vuota …
Nel mentre recuperavamo le due ruote a pedale o a motore, uno sguardo agli irriducibili del Bar Pisciotto, un altro monumento di San Leone.
Qualche persona a sorseggiare qualcosa c’era sempre!!
Nessuno si chiedeva che ora fosse ma dai dettagli si capiva che si era intorno alle 2:00.
E così si rientrava.
Nessuno lamentava stanchezza o sonno.
Ma bisognava riposare per rimettere ancora una volta la palla al centro del campetto del lungomare.
Si chiudeva così una giornata infinita, il prototipo delle giornate estive della mia generazione.
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