Punta Bianca, i progetti internazionali per il futuro della Casa doganale
AGRIGENTO – La Casa doganale di Punta Bianca, edificio oggi abbandonato e immerso in uno dei paesaggi naturali più suggestivi della Sicilia, torna a far parlare di sé grazie a un concorso internazionale promosso da TerraViva Competitions. Ispirata alla nomina di Agrigento a Capitale italiana della Cultura 2025, l’iniziativa ha invitato architetti e designer da tutto il mondo a immaginare un futuro per l’antica struttura, con l’obiettivo di trasformarla in uno spazio capace di accogliere i visitatori e, al tempo stesso, rispettare l’equilibrio fragile della riserva naturale.
Il concorso ha messo in risalto progetti che hanno saputo coniugare innovazione e sensibilità ambientale, offrendo interpretazioni diverse ma accomunate dal dialogo armonico con il paesaggio. La giuria ha premiato le proposte in cui luce, materiali e soluzioni architettoniche si integrano con i toni gessosi delle scogliere, restituendo atmosfere che mutano con il passare delle stagioni e dei fenomeni naturali. Altri lavori hanno puntato sul bilanciamento tra conservazione e nuove tecnologie sostenibili, o sulla trasformazione dell’edificio in centro multifunzionale, sempre con una forte attenzione alla dimensione culturale e sociale.
Tra i progetti finalisti figura anche “Alterato dal tempo”, firmato dagli architetti Nicolas Souchko, Perrine Chabance e Mariah Kassem (Francia – Libano), che hanno scelto di leggere i segni dell’abbandono come memoria da custodire. La loro proposta immagina la Casa doganale come luogo di accoglienza e di racconto del territorio, capace di restituire dignità a una struttura simbolica.
L’esito della competizione non è solo un esercizio di stile architettonico, ma una riflessione concreta sul destino di Punta Bianca. Da anni al centro del dibattito sulla sua tutela, l’area potrebbe diventare laboratorio di un modello in cui la bellezza del paesaggio convive con nuove funzioni culturali e turistiche. “Le proposte arrivate – sottolineano da TerraViva – hanno saputo restituire una visione in cui il costruito non è un’intrusione, ma un completamento della natura. È questa la sfida per il futuro di Punta Bianca: trasformare l’abbandono in occasione di rinascita”.
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