Principe di Corleone, il futuro del vino siciliano parla biologico e guarda lontano
L’azienda della famiglia Pollara, simbolo dell’enologia corleonese, punta su sostenibilità, innovazione e passaggio generazionale
CORLEONE – Tra le colline assolate del corleonese, dove il vento accarezza i filari e la terra conserva memoria di secoli di agricoltura, si trova una delle realtà vitivinicole più solide e rappresentative della Sicilia: la Cantina Principe di Corleone. Fondata nel 1892 da Giuseppe Pollara, è oggi un esempio virtuoso di impresa agricola familiare, capace di coniugare tradizione, sostenibilità e innovazione.
L’azienda conta oggi oltre 200 ettari di vigneti, di cui 60 di proprietà, coltivati tra l’area DOC di Monreale e le colline di Corleone. Vitigni autoctoni come Nero d’Avola, Catarratto, Grillo e Inzolia convivono con varietà internazionali come Syrah, Chardonnay e Cabernet Sauvignon, dando vita a una gamma di vini che raccontano con coerenza il territorio, il clima e la cultura agricola di questa parte della Sicilia.
Uno dei passaggi più importanti nella recente storia aziendale è stato l’avvio, a partire dal 2020, della riconversione al biologico certificato. Un percorso virtuoso che culminerà con la vendemmia 2024 e che ha comportato un profondo ripensamento delle pratiche agronomiche e di cantina.
“La sfida più grande è l’innovazione rispettando la tradizione – spiega il timoniere della Cantina Principe di Corleone –. Abbiamo scelto la strada della sostenibilità perché crediamo in un modello produttivo che tuteli la terra, ma anche chi la lavora. Siamo convinti che il futuro del vino viaggi attraverso il dialogo tra generazioni”.
Ed è proprio su questo dialogo che si fonda la filosofia della famiglia Pollara. I giovani della Next Generation, guidati da Pietro e Leoluca, sono oggi impegnati nella gestione agronomica, nella comunicazione internazionale e nella promozione del brand, affiancati da un team multidisciplinare che lavora per mantenere alti gli standard qualitativi e l’identità territoriale del prodotto.
La cantina è anche al centro di un progetto di enoturismo integrato, che punta a valorizzare il territorio attraverso esperienze immersive: visite in vigna, degustazioni guidate, eventi culturali e riscoperta del Borgo Schirò, piccola perla rurale a pochi passi dall’azienda, oggi in fase di recupero.
“La sostenibilità per noi non è una moda, è un atto di responsabilità – prosegue il rappresentante dell’azienda –. Rispettare i ritmi naturali, tutelare la biodiversità, valorizzare i vitigni locali e ridurre l’impatto ambientale sono scelte strategiche che ci permettono di guardare al mercato globale senza perdere la nostra anima”.
Tra le etichette più rappresentative:
- Nero d’Avola Principe di Corleone, elegante, strutturato e fedele alla tradizione isolana;
- Syrah DOC Monreale, speziato e profondo, espressione della potenza del terroir corleonese;
- Grillo bio, fresco e minerale, perfetto esempio del nuovo corso produttivo dell’azienda.
Oggi Principe di Corleone è un punto di riferimento per la viticoltura siciliana. Una cantina capace di raccontare una terra vera, che sa rinnovarsi senza rinnegarsi, con il vino come ponte tra passato e futuro. Un racconto fatto di mani, di voci, di stagioni. E di passione, quella che da oltre 130 anni abita tra i filari di Corleone.
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