
CANICATTI’. Il Pubblico ministero, Alessandra Russo ha chiesto il rinvio a giudizio per Gianluca Scaccia, il 34enne di Canicattì fermato il 26 giugno dell’anno scorso con l’accusa di avere sparato a Vincenzo Curto, 31 anni, ex marito della sua nuova compagna.
L’udienza si terrà il 13 giugno al Tribunale di Agrigento, davanti al Gup Alessandra Vella. Nei giorni scorsi il Gip, Alfonso Malato, aveva concluso le indagini preliminari per il tentato omicidio di cui è accusato il pastore canicattinese. Il difensore dell’indagato, l’avvocato Angela Porcello, aveva chiesto che il suo assistito fosse sottoposto ad interrogatorio e poi ne aveva chiesto la scarcerazione.
Richiesta accolta ma nonostante per questo episodio abbia ottenuto gli arresti domiciliari, con applicazione del braccialetto elettronico, il pastore canicattinese non può lasciare la casa circondariale “Di Lorenzo” perchè sta scontando un’altra pena, divenuta definitiva per precedenti penali. Il processo al quale è sottoposto Scaccia è quello per la sparatoria in cui rimase ferito Vincenzo Curto, suo rivale in amore.
L’uomo è accusato di essere l’autore del tentato omicidio avvenuto lo scorso 22 giugno quando sono stati esplosi tre colpi di pistola, calibro 7.65, nei confronti di Vincenzo Curto. Colpi che hanno raggiunto al torace ed alla gamba la vittima. Una ogiva è stata estratta dai medici del Barone Lombardo dal corpo di Curto, e consegnata ai carabinieri le altre due sono state ritrovate dalla polizia in vicolo Stamura, nei pressi del popoloso quartiere di Borgalino dove si sarebbe verificato l’episodio al confine con contrada Montagna. Scaccia, durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto, si era avvalso della facoltà di non rispondere ma ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee con cui, nella sostanza, si era discolpato dicendo che non è stato lui a sparare all’indirizzo dell’ex marito della propria compagna. La donna peraltro aveva formalizzato la separazione dall’uomo che ha raccontato di essere stato ferito a colpi di arma da fuoco dal rivale. Il pubblico ministero Alessandra Russo aveva chiesto una proroga delle indagini per mettere meglio a fuoco alcuni aspetti tecnici legati all’arma usata per il presunto tentato omicidio.