A dispetto del titolo, non c’è nessuna Leonora nell’ultimo nuovo film di Paolo Taviani, quel “giovane” regista novantenne, di origine toscana, che nel cuore porta da sempre Agrigento e Pirandello. Il suo film “Leonora addio”, il primo firmato senza più il fratello Vittorio, ancora una volta si occupa con successo del grande drammaturgo, a 37 anni di distanza da quel capolavoro cinematografico che fu “Kaos”. Questa volta Taviani elabora la vicenda delle ceneri del Maestro, trasportate rocambolescamente da Roma ad Agrigento, sull’altopiano del Caos. Un film ad episodi, vincitore del Premio della Critica al Festival del Cinema di Berlino, che evoca anche una novella pirandelliana del 1910, appunto “Leonora addio”, nella quale risuona un’area del Trovatore di Giuseppe Verdi. Nel film, la voce di un Pirandello, ormai vecchio, stanco e in punto di morte, è quella dell’attore Roberto Herlitzka. Lui, Pirandello, appare pochissime volte, ripreso tramite immagini d’epoca, mentre riceve l’ambito Premio Nobel nel 1934. Immagini e documenti che in gran parte sono stati concessi al professor Taviani per l’utilizzo, proprio ad Agrigento, dalla direzione della Biblioteca Regionale Museo Pirandello di via Imera.
Il film, da ieri in programmazione nelle sale cinematografiche in Italia, (anche ad Agrigento) si può dire che sia nato proprio nella Città dei Templi. L’anziano cineasta ha infatti soggiornato per qualche tempo in città. Soprattutto per rivedere i luoghi pirandelliani a lui tanto cari, e già ripresi in precedenti film, per prendere appunti per la sceneggiatura ma anche per documentarsi su quello che è stato il “funerale del secolo”. In molti ricordano il professor Taviani seduto al Caffè in piazza Municipio, a colloquio con gli amministratori dell’epoca oppure in giro per il centro storico con i suoi più stretti collaboratori. Poi, durante le riprese al Caos, il regista ha chiesto espressamente di poter rivedere la casa natale dello scrittore soffermandosi a lungo a studiare le inquadrature.
Film diviso in due, dicevamo, con il primo capitolo che riguarda, tanto per citare il regista, “il grottesco delle ceneri sballottate dal caso e dalla stupidità umana”, perché davvero questa vicenda pare uscire proprio dalla penna di Pirandello. Quest’ultimo, morto di polmonite nel dicembre del 1936, contrariamente alle volontà scritte, si vide tumulare le sue ceneri presso il cimitero del Verano a Roma. Solamente nel 1947, a guerra finita, le ceneri vennero poi traslate ad Agrigento. E non fu un trasferimento facile nonostante tutta l’organizzazione messa in campo dal professor Gaspare Ambrosini, salito appositamente a Roma dalla Sicilia per riportare quei resti al Caos. Poi quel lungo viaggio in treno; l’imbarazzo del vescovo di allora di fronte a quel vaso contenente i resti e la ricerca di una piccola bara per “occultare” le ceneri, resero davvero goffo quel funerale pubblico che attraversò le vie di Agrigento. E Paolo Taviani è bravo, in questo film, a restituire le dinamiche di quella sepoltura facendo affiorare il buffo della situazione. Il film si avvale di illustri collaboratori come Nicola Piovani per le musiche e Roberto Perpignani al montaggio, mentre gli interpreti sono Fabrizio Ferracane, Claudio Bigagli ed Enrica Maria Modugno. Il regista, nel film, ha utilizzato varie location dell’agrigentino e avrebbe voluto girare alcune scene anche nella biblioteca Lucchesiana ma la ristrettezza del tempi di lavorazione e varie sospensioni dovute alla pandemia, non l’hanno permesso. Taviani sembra usare l’amato Pirandello per rivelare anche qualcosa di se; il tempo che passa, l’età che avanza, la morte che incombe. Insomma tutte cose che impongono bilanci esistenziali.
“Questo film è un tributo al grande drammaturgo agrigentino di cui siamo orgogliosi – ha dichiarato l’amministratore del Distretto Turistico Valle dei Templi, Fabrizio La Gaipa. – Si tratta di un poetico tuffo nel secolo scorso con il viaggio, avventuroso e grottesco, delle ceneri da Roma alla sua città natale. Le immagini di Agrigento, Palma di Montechiaro, Realmonte e il Caos ci sono – rimarca La Gaipa – grazie alla Film Commission e alla Regione Siciliana”.
Il film ha vinto il Premio della Critica al Festival di Berlino con la seguente motivazione: “Guidato dallo spirito libero del genio di Pirandello, il regista mescola poesia, malinconia, ma anche ironia, fantasia e letizia per raccontarci i misteri della vita, della morte e della memoria”.
LORENZO ROSSO
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