Sono James Burgio, 41 anni di Porto Empedocle e Gerlando Spampinato, 53 anni di Agrigento, ma anche lui residente a Porto Empedocle, i due agrigentini coinvolti nell’operazione denominata “Alcatraz” eseguita stamani dai carabinieri del Comando provinciale di Trapani e dal personale del Nucleo investigativo regionale della Polizia Penitenziaria che coinvolge complessivamente 24 persone. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Trapani, ha accertato che nel carcere della città entravano droga e telefoni cellulari. Gli indagati rispondono a vario titolo, di corruzione, spaccio di droga, abuso d’ufficio, truffa aggravata, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica, evasione e accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti. Per 17 indagati è stato disposto il carcere, per 5 gli arresti domiciliari e per 2 l’obbligo di dimora. Gli arresti sono stati eseguiti a Trapani, Palermo, Benevento, Bari, Porto Empedocle, Mazara del Vallo e Avola.
Burgio e Sampinato (insieme ad altri) sono accusati per avere, in concorso tra di loro, in diverse occasioni, detenuto e successivamente ceduto illecitamente una quantità imprecisata di sostanza stupefacente ad alcuni soggetti detenuti presso il carcere di Trapani. In particolare, scrive il Gip che ha firmato il provvedimento cautelare: “Schematicamente risulta che molti detenuti del carcere di Trapani erano illecitamente in possesso, tra l’altro, di telefoni cellulari, dei quali era evidentemente assai facile munirsi e coi quali riuscivano a comunicare sia con l’esterno sia con altri soggetti reclusi nello stesso carcere od in altri; tra tali detenuti spiccava la figura di James Burgio, che comunicava con diverse utenze e mostrava di avere straordinaria capacità di procurarsi telefoni, anche grazie al contributo di Gerlando Spampinato, che, al rientro dai permessi, riusciva ad introdurre in istituto telefoni, schede telefoniche e stupefacenti, approfittando della carenza di controlli al ritorno”.
Burgio sarebbe stato dunque il “committente” dello Spampinato, al quale dava i soldi e le puntuali istruzioni per reperire ed introdurre in carcere telefoni e sostanza stupefacente e del quale, talvolta, si lamentava, causa inadempimento degli impegni presi; in alcune occasioni, Spampinato – non è chiaro se per paura di essere scoperto o per altra causa – aveva rinunciato a portare a compimento la “missione” affidatagli, ma, il 24 gennaio 2019, aveva centrato l’obiettivo, anche se la qualità o la quantità di stupefacente (4 pezzi) era al di sotto delle attese e la dimensione dei telefoni era superiore a quella sperata e ritenuta idonea all’“agevole” occultamento nella cavità anale del detenuto possessore; lo stupefacente introdotto in carcere da Spampinato, il 24 gennaio 2019, era stato distribuito dal Burgio ad altri reclusi.
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp