“Abbiamo raccolto delle prove, che ci hanno permesso di ottenere risultati rilevanti. C’è stata una prima attività fatta nel 2011, poi una prima svolta lo scorso anno, dopo alcune dichiarazioni raccolte, il proseguo delle indagini è stato sviluppato da parte della Mobile con attività tecniche e riscontri oggettivi”. Così il capo della squadra Mobile della Questura di Agrigento, Giovanni Minardi, a margine della conferenza, che ha portato all’arresto di tre persone, ritenute coinvolte nell’omicidio del 69enne di Raffadali, Pasquale Mangione, assassinato il 2 dicembre del 201,1 in contrada “Modaccamo”, nelle campagne raffadalesi. Presente la neo vice dirigente capo della Mobile, Geneviève Di Natale.
Le manette ai polsi sono scattate per Roberto Lampasona, 43 anni di Santa Elisabetta, Antonino Mangione, 40 anni di Raffadali, e Angelo D’Antona, 35 anni di Raffadali. Quest’ultimo è stato catturato all’Estero.
Indagati per l’omicidio, uno dei figli della vittima, Francesco Mangiane, titolare di un ristorante a Raffadali, e il presunto boss Francesco Fragapane, di Santa Elisabetta, che avrebbe dato il via libero all’uso delle armi.
Il provvedimento è stato firmato dal Gip del Tribunale di Palermo Antonella Consiglio, dietro richiesta del sostituto procuratore della Dda di Palermo Claudio Camilleri. Esclusa l’aggravante mafiosa, per cui le carte sono ritornate in mano ai magistrati della Procura di Agrigento.
Secondo la ricostruzione, il movente del delitto sarebbe da individuare nel comportamento della vittima, che avrebbe disturbato e molestato diverse donne, tra cui anche la nuora, moglie di uno dei figli. E l’omicidio sarebbe stato commissionato, proprio da uno dei figli della vittima, dietro il pagamento di una somma di 10mila euro.