Non ci sarà alcuna revisione del processo, e condanna a 30 anni di reclusione confermata, per il trentacinquenne Calogero Nicola Piazza, giudicato colpevole per l’omicidio Cangialosi.
Il 17 ottobre del 2009, sepolto in un fosso, e ricoperto con della terra, nelle campagne saccensi, venne ritrovato il corpo senza vita di Michele Cangialosi, 35 anni, di Sciacca, scomparso sei mesi prima.
Il fondo è di proprietà della famiglia Piazza, il cui figlio aveva intrecciato mesi prima, una relazione con la moglie di Cangialosi, Celeste Saieva. I due amanti vennero arrestati per omicidio, insieme ad altri due complici, Paolo Naro, e un minorenne.
Piazza, Saieva e Naro, sono stati condannati a 30 anni di reclusione ciascuno. Oltre ai tre, condannato anche il minore G.B., a 9 anni e 4 mesi, sentenza anche questa diventata definitiva. A distanza di anni, Piazza ha chiesto la revisione del processo, proclamando ancora una volta la sua innocenza. Per lui nulla da fare, però, dovrà scontare la pena di trent’anni. La Cassazione ha rigettato l’istanza di revisione, e confermato quanto deciso dalla Corte di Appello di Caltanissetta, la stessa sentenza pronunciata dalla Corte di Assise di Palermo, nel giugno di nove anni fa, con la condanna diventata irrevocabile.
La difesa di Piazza nel ricorso aveva presentato ampia documentazione, con tanto di verbale reso da una donna, sostenendo anche un altro possibile movente alternativo rispetto a quello da sempre ritenuto l’unico possibile, ovvero un giro di prostituzione, con il coinvolgimento della Saieva, scoperto da Cangialosi. Quest’ultimo avrebbe ricattato alcuni soggetti, che pare frequentassero la casa a luci rosse, pretendendo danaro, e minacciando di denunciare ogni cosa. Qui si era deciso di eliminare Cangialosi. La donna avrebbe fatto nomi e cognomi delle persone coinvolte. I giudici non hanno minimamente tenuto conto di tali racconti, né di altra ricostruzione fornita dalla difesa.