Un vero laboratorio di coscienza civile l’incontro di stamani tra la scrittrice Daria Bignardi e gli studenti Liceo Classico e Musicale Empedocle nella sala convegni di un hotel agrigentino. Evento inserito nel ciclo “Incontro con l’autore” voluto dalla dirigente Marika Gatto e realizzato grazie al contributo dell’Ente Parco Archeologico. A quattrocento studenti, Daria Bignardi ha presentato il suo ultimo libro, “Ogni prigione è un’isola”, pubblicato da Mondadori nel marzo 2024 e vincitore del Premio Rapallo BPER Banca nella sezione costume e saggistica. Un’occasione in cui la letteratura si è fatta strumento per interrogare il presente su un tema, quello della vita carceraria, molto complesso.
Gli studenti, preparati alla lettura del libro dagli insegnati, hanno rivolto a Bignardi una dozzina di domande profonde e articolate, sul mondo del carcere, delle sue regole non scritte, delle sue tragedie quotidiane e delle sue contraddizioni sociali. Gli studenti hanno chiesto dell’esperienza personale dell’autrice del rapporto tra giustizia e vendetta, ma anche delle condizioni delle madri detenute, dei bambini cresciuti in cella e delle rivolte carcerarie. È stato affrontato un tema delicato: “Come si concilia il bisogno di punizione con il diritto alla redenzione?”. Bignardi ha risposto con un pensiero che ha lasciato il silenzio in sala: “La vera giustizia non si compie quando puniamo, ma quando restituiamo dignità”. Bignardi non ha teorizzato, ma ha raccontato. E il suo racconto è fatto di ladri, poliziotti, giudici, direttori di carcere, tossicodipendenti, assassini e volontari, un mosaico che riflette le disuguaglianze di classe che marcano la società italiana. Ha anche sottolineato che “i politici non si interessano della situazione carceraria, perché i carcerati non portano voti”.
L’incontro ha mostrato come la letteratura possa essere un ponte tra mondi distanti, tra l’interno del carcere e le aule scolastiche. La scrittura di Bignardi non consola, ma apre ferite necessarie. E il dialogo con gli studenti dimostra che la scuola può e deve educare alla complessità, alla capacità di porsi domande, anche scomode.
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