Gaetano Aronica è in questi giorni impegnato per le riprese di “Cuori di sale”, il primo lungometraggio della regista Rosa Russo.
Nuovo e prestigioso impegno internazionale per Gaetano Aronica. Dopo “Barbarians” e “Luna nera”per Netflix e diverse serie televisive di successo, ultima in ordine di tempo la fiction “Tina Anselmi – una vita per la democrazia”, per la regia di Luciano Manuzzi, Gaetano Aronica è in questi giorni impegnato per le riprese di “Cuori di sale”, il primo lungometraggio della regista Rosa Russo. Il film è una coproduzione Italia, Regno Unito e Tunisia, con il sostegno della Regione Siciliana. Le riprese si svolgeranno per cinque settimane tra Palermo, Mazara del Vallo, Terrasini e la Tunisia.
Nel cast anche Paride Benassai e Nicola Puleo. Il film racconta di un ornitologo britannico che arriva in Sicilia per approfondire gli effetti del cambiamento climatico sulle migrazioni e sarà testimone di una serie di eventi drammatici che lo costringeranno ad abbandonare il suo ruolo di osservatore distaccato.
Nel frattempo, Aronica continua a riscuotere consensi con gli spettacoli teatrali L’Onorevole (tratto da Leonardo Sciascia) e Ombre (di Aronica e Sabbatini). Quest’ultimo, lo scorso 27 maggio, in occasione dell’anniversario delle stragi di Capaci e Via D’Amelio, ha debuttato alla basilica di San Domenico a Palermo. Un evento patrocinato dall’Associazione Nazionale Magistrati. Abbiamo incontrato Gaetano Aronica non solo per parlare del nuovo film ma anche per farci anticipare nuovi progetti artistici.
Un film sull’ambiente e le migrazioni. Ce ne vuole parlare?
“Il film nasce a Londra dove la regista risiede. É un progetto che coinvolge il Pianeta, nel senso dell’ambiente, però con risvolti sul privato delle persone. Mentre cambia il mondo, e cambia l’ambiente, ci accorgiamo che cambiano o, purtroppo, restano immutati i sentimenti, anche quelli più turpi delle persone. C’è, dunque, un collegamento continuo tra l’ambiente, le migrazioni e le vite private dei protagonisti. Di più non posso svelare”.
Qual è il suo ruolo?
“E’ un personaggio tra i più difficili che mi siano mai capitati di interpretare. Un personaggio davvero complesso dove la positività e la negatività giocano a scacchi di continuo. Per cui sto ancora lavorando sulla psicologia del personaggio che ancora non riesco a comprendere fino in fondo. Per rispondere alla sua domanda, si tratta di un barone siciliano”.
Un film che arriva dopo il debutto palermitano di Ombre…
“Considero questa esperienza straordinaria; più di mille persone nelle Basilica di San Domenico; mi dicono che non era mai successo. Abbiamo ottenuto un riconoscimento che ci ha travolti, come si evince anche sui social. Considero questo successo come il punto di arrivo e di tanti anni di sacrificio e lavoro con tanti attori agrigentini. Mentirei a me stesso, però, se non dicessi che questo successo è stato il frutto di un percorso di studio personale nel mondo della drammaturgia e del teatro. Una mia ricerca, altresì, su giovani attori che sono diventati degli artisti straordinari, senza bravi attori non si può puntare in alto. Non dobbiamo dimenticare che il teatro è sperimentazione e ricerca”.
La ricerca è dunque la chiave per un buon teatro?
“Si! Senza ricerca non c’è buon teatro. Il teatro deve rischiare anche di non essere bello, di non essere commestibile e digestivo. Venendo da un certo tipo di teatro ho cercato di coniugare la ricerca teatrale con i meccanismi del teatro pubblico. Il teatro Pirandello, con il quale ho lavorato, in passato internamente e adesso esternamente, è un teatro pubblico, dunque con doveri pubblici”.
L’Associazione Nazionale Magistrati ne è rimasta sedotta, secondo le perché?
“L’ANM si è innamorata di Ombre, come tanti altri. A Pesaro, non dimentichiamo, ha ricevuto il premio Emanuela Loi e il prestigioso premio Apoxiomeno. Perchè piace? Ombre nasce nel trentesimo anniversario delle stragi, ma in tutt’Italia, per quello che ci hanno detto, non esisteva uno spettacolo che ricordasse i grandi Giudici scomparsi e non parlasse direttamente di loro. Per cui usciva dalla retorica di quel libero professionismo dell’antimafia che poco piaceva a Leonardo Sciascia”.
Vuole raccontarci brevemente di cosa tratta?
“E’ la storia di una ragazza che vuole fare il magistrato e che si trova in una condizione esistenziale completamente diversa da quella che lei immaginava. Si ritrova, così, in un labirinto pieno di ombre che la seguono, alcune come angeli, altre invece come persecutori. Giungerà prima del tempo a dover vivere più di una vita”.
Torniamo alla domanda?
“Questa storia ha colpito molto gli spettatori e l’ANM per tanti motivi. Intanto è la storia di una ragazza e oggi siamo moto attratti e incuriositi dall’universo femminile. Altro tema il mondo giovanile: il mio teatro, in maniera pasoliniana, guarda sempre al futuro e alle nuove generazioni, contro l’imbecillità degli adulti, anche se il fattaccio di Roma di questi giorni, ci dice che l’imbecillità non ha età e anche i giovani posso spesso sbagliare. Per cui è uno spettacolo che riferendosi spesso a Falcone, Borsellino e ai giudici scomparsi, non li cita direttamente. È uno spettacolo cinematografico, modernissimo e non convenzionale, direi sperimentale e inusuale con tanta musica rock. Uno spettacolo moderno che ben si è adattato alla basilica di San Domenico, al Teatro Pirandello o alla Valle dei Templi. Con lo stesso risultato”.
Ombre e L’Onorevole, c’è un fil rouge che lega i due testi?
“Sono due facce della stessa medaglia, fanno parte delle stessa ricerca. L’Onorevole è uno sviluppo di Ombre, forse ancora più coraggioso e pieno d’i invenzione. La Fondazione Teatro Pirandello che ha prodotto lo spettacolo mi ha dato mano libera ed ho osato ancora di più. Con me hanno osato anche gli attori e la costumista. Con l’Onorevole ho chiuso una trilogia iniziata nel 2019 con “We can be heroes”, un progetto ampio e visionario che affronta con coraggio tematiche frutto di ricerca e sperimentazione, che si propone con coraggio e che si misura con il teatro tradizionale”.
Progetti futuri?
“L’Onorevole andrà in tournée in tutta la Sicilia. A settembre partirà un progetto importantissimo: tramite audizione, sono stato scelto per fare il protagonista di un docufilm per Rai Cinema per la regia di Andrea Traina che mi ha scelto per interpretare un personaggio di cui non posso ancora svelarne l’identità. Infine, a ottobre riprendo quella che definisco la mia incursione marziana nel teatro comico con il Padre della sposa, per la regia di Gianluca Guidi, prodotto da Francesco Bellomo”.
Luigi Mula