E’ morto Orlando Randisi 73 anni di Agrigento, il “cicerone buono”, soccorso in gravi condizioni, la mattina dell’11 agosto scorso, nella sua casa proprio alle spalle della chiesa di Santa Lucia, nei pressi di piazza Ravanusella, nel centro storico della città. In quell’abitazione viveva da solo, e da tantissimo tempo. Nessun parente in provincia. In condizioni di salute precarie e nel più assoluto degrado.
Il pensionato aveva resistito per diversi giorni, quattro o cinque, incapace di muoversi a causa di un improvviso malore, e con le gambe gonfie per via di alcune patologie. Non ha potuto chiedere aiuto via telefono. A dare l’allarme i vicini che non lo vedevano da giorni. Le prime indagini hanno portato alla luce una situazione di solitudine, che si protraeva da diversi anni.
Trasportato all’ospedale “San Giovanni di Dio”, dopo una settimana di agonia il suo cuore ha cessato di battere. L’altro pomeriggio nella chiesa di Santa Lucia si sono svolti i funerali.
Orlando Randisi era un personaggio noto ad Agrigento. Negli ultimi quindici anni di vita aveva scelto di dedicarsi ai gatti e cani randagi, portando loro da mangiare, in giro per la città.
“Lo voglio ricordare da giovane come un vero talento tanto che, conosceva diverse lingue e aveva la capacità e il carisma di conquistare l’arrivo delle turiste alla stazione centrale – dice Mario Passarello -. Con molta eleganza faceva da cicerone. Era un capellone, e andava in giro con una camicia sempre aperta, con un medaglione sul petto”.
Appresa la notizia della scomparsa del pensionato è intervenuto anche il sindaco di Agrigento, Firetto. «Come un personaggio del canzoniere di De André, è uscito di scena Orlando, l’irriducibile seduttore gentile che per più di trent’anni, con la chitarra a tracollo e un fiore in mano, ha accolto nella nostra città le viaggiatrici solitarie.
Il suo stile, la sua figura totalmente fuori dagli schemi, la sua naturalezza senza compromessi appartenevano già ad un altro tempo, ad un’altra storia. Nel tempo presente Orlando sopravviveva a fatica, ma con dignità, pur nel disagio e nella solitudine, ma con eleganza.
I più sensibili in queste ore lo ricordano come un simbolo di giovinezza e di autenticità e mi si chiede di fare qualcosa per onorare la sua memoria, dando la giusta forma a un crescente sentimento di rimpianto. Nei prossimi giorni, insieme a chi lo ha conosciuto e gli ha voluto bene, a chi ne ha scritto, troverò il modo di farlo”.
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