LA SCUOLA CATTOLICA è l’ultimo film di Stefano Mordini, tratto dal libro di Edoardo Albinati (vincitore premio Strega 2016), sofferta esposizione del terribile fatto di cronaca noto come il delitto del Circeo. Anni settanta, periodo che in Italia è contrassegnato da un clima politico
pesante; una scuola (solo maschile) per ragazzi provenienti da ceti borghesi, privilegiati e, alla luce dei fatti, caratterizzati da un perbenismo di facciata al quale si accompagna un’educazione basata sulla sopraffazione, sul non rispetto per i più deboli e per le donne. Su questa pellicola di Mordini potrei limitarmi a dire che avevo preferito IL TESTIMONE INVISIBILE (2018) e LASCIAMI ANDARE (2020, presentato alla 77° Mostra di Venezia come film di chiusura e fuori
concorso): purtroppo no, perché a mio avviso il film è mediocre. Ho, tra l’altro, difficoltà a individuare cosa ha determinato i Selezionatori di
Venezia 2021 a presentare, ancora fuori concorso, la pellicola. La drammatica ricostruzione delle dinamiche precedenti il massacro avvenuto nel
settembre del 1975 si sostanzia in una “messa in scena” debole, con particolari violenti (che non sono alla base del vietare ai minori di anni
18 la visione) ed è la mancata occasione di divenire un film di denuncia … non dico di cinema d’impegno e/o militante. La soluzione di delegare alla voce narrante “interna” l’analisi delle fonti del malessere e dell’odio dei protagonisti del film non risulta giovare alla narrazione complessiva; lo
scandagliare l’educazione (anche quella sentimentale) dei ragazzi di quell’epoca e i sentimenti delle loro famiglie, tutto ciò rimane
superficiale. Forse il contesto attuale che ci presenta tremendi casi di femminicidio avrebbe preteso dal Regista una presa di “posizione” nei
confronti della violenza sulle donne ma, probabilmente giustamente, la scelta è stata quella di non attualizzare la trama. Un’ultima nota sulla
decisione di vietare, come prima accennato, la visione del film ai minori di anni 18 (a Venezia era stato vietato solo ai minori di 14 anni). Questo
recente provvedimento della COMMISSIONE PER LA CLASSIFICAZIONE DELLE OPERE
CINEMATOGRAFICHE viene motivato da “una narrazione filmica che ha come suo punto centrale la sostanziale equiparazione della vittima e del carnefice. In particolare i protagonisti della vicenda pur partendo da situazioni sociali diverse, finiscono per apparire tutti incapaci di comprendere la situazione in cui si trovano coinvolti …..”. La Commissione si riferisce
alla sequenza nella quale un docente e gli studenti analizzano e commentano un dipinto: dunque la suddetta pronuncia basa i propri elementi su
valutazioni espressive quasi a limitare la libertà artistica dell’Autore. Alla faccia di quanto affermato pomposamente dal Ministro alla Cultura
Franceschini il quale in aprile, in occasione del decreto che ha istituito la nuova Commissione, aveva commentato che è “abolita la censura
cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti”. Le polemiche sulla questione, alimentate oltre che dal regista anche da Francesco Rutelli, Presidente ANICA, non mancheranno di
segnare il dibattito ora che il film è arrivato in tutte le sale. Ad Agrigento, Multisala Ciak.