Una gioia da condividere con la diocesi di Caltanissetta per la nomina del vescovo di Noto. Ed il riferimento è alla notizia che alle ore 12 dell’altro ieri, giovedì22 dicembre, secondo quanto pubblica l’agenzia SIR, presso la Cappella maggiore del Seminario vescovile, in contemporanea con la Sala stampa vaticana, il vescovo Mons. Mario Russotto, dopo un momento di preghiera, ha annunciato che Papa Francesco ha nominato vescovo di Noto don Salvatore Rumeo, parroco del Sacro Cuore in Caltanissetta e direttore dell’Ufficio catechistico diocesano. Una notizia che – (come ci è sembrato di cogliere dal video postato su youtube) – ha colto di sorpresa l’affollata assemblea dei presbiteri nisseni, che subito però hanno molto applaudito, mentre il Vescovo Mons. Mario Russotto commentava, dicendo che è “il Signore che umilia ed esalta”. E poi, riferendosi alla Chiesa nissena, aggiungeva – come riferisce il SIR – “….. che questa nomina rappresenta il sigillo dello Spirito Santo sul cammino di fede che la diocesi sta facendo nonché sulla bontà del suo presbiterio”. Non solo. Con legittimo e giustificato compiacimento, ricordava ancora che “negli ultimi due anni, Mons. Salvatore Rumeo era il terzo vescovo eletto dal clero di Caltanissetta, dopo mons. Francesco Lomanto, arcivescovo di Siracusa (2020), e mons. Giuseppe La Placa, vescovo di Ragusa (2021). Tutti e tre nella metropolia siracusana”. Il richiamo alla metropolia di Siracusa, con le due diocesi suffraganee di Noto e Ragusa, al cui servizio, in atto quindi ci sono tre vescovi provenienti da Caltanissetta, mi rimandava subito a pensare alla nostra metropolia di Agrigento.
Ricordiamo che la diocesi è una Chiesa particolare ,definita dal codice di diritto canonico come la porzione del popolo di Dio, circoscritta territorialmente e che viene affidata alla cura pastorale di un vescovo come ordinario. Un’arcidiocesi invece, è una diocesi più antica, quasi madre, il cui ordinario gode del titolo di arcivescovo. Generalmente è la diocesi più antica, che finge quindi da provincia ecclesiastica: l’arcivescovo che la regge ha il titolo di metropolita. Agrigento, dopo un’attenta valutazione di documenti di storia ecclesiastica, da diocesi suffraganea di Monreale, nella riorganizzazione del 2000 del territorio ecclesiastico siciliano, voluta da S. Giovanni Paolo II, è stata dichiarata sede metropolitana, perché più antica. Con due diocesi suffraganee Caltanissetta e Piazza Armerina. Ricordo, nella mia qualità allora di pro-direttore di Telepace-Agrigento, che tanta fu la gioia provata in quei primi giorni del dicembre 2000, quando, – promulgato il decreto papale – la notizia si andava diffondendo in tutti e 43 i Comuni dell’agrigentino, che per alcuni giorni suonarono a festa le campane. Mons. Carmelo Ferraro, divenuto automaticamente arcivescovo-metropolita, (così come poi i suoi successori), in una conferenza stampa – tra l’altro – ha letto un messaggio di congratulazioni, dell’allora arcivescovo di Palermo. Card. Salvatore De Giorgi, presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, che diceva che “il titolo (di Metropolita) non doveva restare solo sulla carta, ma essere tradotto in servizio, per l’incremento dello spirito missionario e dell’ impegno di evangelizzazione”. Perciò, per noi agrigentini adesso oltre al piacere della notizia, anche il dovere della gioia, ringraziando di tutto il Signore, che davvero è buono e grande nell’amore, e ci colma sempre, ben oltre i nostri meriti. Pensando poi, che anche che storicamente, sino al 1844, e quindi meno di duecento anni fa, la stessa città di Caltanissetta e molti dei paesi dell’attuale territorio nisseno, facevano parte della diocesi di Agrigento. Diocesi di Agrigento, fondata dal proto vescovo S. Libertino, morto martire nel secondo secolo; diocesi che, dopo la lunga dominazione araba, – (durante la quale il cristianesimo risultava assai ridotto) – il vescovo S. Gerlando di Besançon chiamato dai Normanni nel periodo 1088-1100, ha rifondato la diocesi, comprendente buona parte della Sicilia occidentale, compiendo anche – pare – addirittura un paio di volte la visita pastorale a tutte le Comunità cristiane del vastissimo territorio. Alla luce di tutto questo, auguri vivissimi al nuovo Vescovo di Noto, Mons. Salvatore Rumeo, che certo raccoglie un’eredità non facile succedendo a Mons. Staglianò, molto conosciuto oltre per le sue capacità pastorali, anche per quelle dialettiche e soprattutto canore, chiamato a Roma perché nominato presidente della Pontificia Accademia di Teologia.