“Cu ci leva u’ pani ai miei figghi i’ ai miei niputi, io ci levo a’ vita. Toto’, u’ capisti? (A chi leva il pane ai miei figli e ai miei nipoti io gli levo la vita. Toto’, lo hai capito?, ndr)”. Minacce scritte sui social rivolte all’ex sindaco di Lampedusa, Totó Martello, costate la condanna ad un mese di reclusione ad un imprenditore dell’isola, Stefano Cucina, titolare di una ditta di autonoleggio dell’isola.
La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico del tribunale di Agrigento, Manfredi Coffari. L’imprenditore lampedusano non aveva gradito l’ordinanza allora emessa dall’allora primo cittadino che imponeva precise limitazioni della circolazione delle autovetture legate alle nuove normative di natura ambientale. Il provvedimento, in particolare, prevedeva il divieto di circolazione delle auto e dei veicoli commerciali “Euro 0”, “Euro 1” ed “Euro 2”, e dei ciclomotori “Euro 0”.
Stefano Cucina, temendo di vedersi bloccare gli affari della sua attività, pubblicò una diretta facebook con cui “invitava” il sindaco a rivedere la propria posizione, aggiungendo che, in caso contrario, gli avrebbe “tolto la vita”.
Martello denunciò l’imprenditore che in seguito finì a processo. La difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Salvatore Patti, aveva fatto presente che Cucina aveva pubblicato anche un secondo video su Facebook con cui chiedeva scusa a Martello. Il giudice ha disposto la condanna e l’ex sindaco, costituitosi parte civile rappresentato dall’avvocato Nicola Grillo, riceverà un risarcimento di 500 euro.