Il ragazzo morto la notte scorsa dopo essersi gettato in mare dal traghetto “Moby Zaza’” “e’ la prima vittima di una delle misure illogiche intraprese dal governo italiano che si sono tramutate in strumenti inutili e lesivi dei diritti delle persone soccorse”. A denunciarlo sono le Ong Sea-Watch, Medici Senza Frontiere, Open Arms e Mediterranea. “Il decreto che dispone l’utilizzo di navi private messe a disposizione dal governo per espletare l’obbligo di quarantena – spiegano in un comunicato congiunto – e’ diretta conseguenza di quello del 7 aprile scorso, con il quale l’Italia ha dichiarato non sicuri i suoi porti. Abbiamo gia’ sottoposto le nostre perplessita’ sul dispositivo delle navi quarantena alle autorita’ competenti, chiedendo di sapere su quali basi giuridiche si fondi il procrastinato sbarco dei naufraghi che potrebbero espletare le misure di quarantena a terra. Anche prima di questo tragico episodio, altre recenti incongruenze e prove di forza inaccettabili sulla pelle delle persone soccorse hanno messo in evidenza l’inadeguatezza delle misure adottate dal governo in tema di soccorso in mare durante l’emergenza Covid-19”. (AGI)