AGRIGENTO. Si è svolto questa mattina un Consiglio Comunale Straordinario, presso l’Aula Sollano del Comune di Agrigento, per discutere le sorti del Consorzio Universitario dopo l’ennesima chiusura di corsi di laurea ad opera dell’Università di Palermo e nella fattispecie, del Corso di Archeologia di Agrigento. Presenti, oltre il Sindaco Calogero Firetto e la Presidente del Consiglio Comunale, Daniela Catalano, anche il Rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari, il Presidente del Consorzio Universitario, Pietro Busetta ed il vice Giovanni Di Maida.
Il Presidente del Consorzio Universitario Pietro Busetta nel suo intervento al Consiglio Straordinario, ha illustrato le ragioni e le ripercussioni per lo più politiche, che hanno determinato questo stato di cose.
Tante adesso le cose da fare per rimettere in piedi una così importante istituzione a cominciare come precisa il Presidente Busetta “ dai conti del Consorzio, approvando preventivi e consuntivi degli ultimi anni” per prima cosa per poi continuare “chiudendo i contenziosi aperti e riuscendo ad introitare somme che sia la Regione che la ex Provincia devono alla struttura” .
“E’ logico, continua Busetta “ripartire da una programmazione adeguata al territorio con una mission di attività magistrale, oltre che di alcuni corsi di base. Se è vero come è vero che la progressiva chiusura dei corsi di laurea ha fatto in modo che alcuni Comuni Soci abbandonassero il Consorzio, la programmazione di attività anche collaterali alla struttura e l’avviamento di contestualizzati corsi di laurea, potrebbero fare in modo che i soci persi per strada, facciano ritorno. Il Consorzio Universitario non appartiene soltanto alla città di Agrigento, ma all’intera Provincia“.
MA IL RETTORE FABRIZIO MICARI, SENZA PELI SULLA LINGUA, HA RIBADITO:
“Se dovessi ragionare come azienda non avrei alcun interesse a portare corsi in sedi distaccate. Per anni abbiamo ricevuto dal Consorzio di Agrigento note in cui, a fronte di nostre proposte su offerte formative, ci riferivano di non avere alcuna copertura economica per attivarli. L’esposizione debitoria nei nostri confronti è di circa 12 milioni di euro (c’è in atto un contenzioso che vede legali a lavoro in cerca di nuove soluzioni) mentre Trapani e Caltanissetta arrivano forse al milione. Ci sono convenzioni in cui veniva stabilita la percentuale che spettava all’Ateneo di Palermo (20%) e ad un certo punto non sono più pervenute queste somme.
La macchina del consorzio è impegnativa: ci sono spese generali e dipendenti a cui spetta lo stipendio. L’unica azione che un amministratore prudente può fare quando ci dicono che non ci sono risorse da Agrigento è quello di mettere “il motore a minimo”: non continuare con corsi onerosi, tipo quelli quinquennali in cui bisogna avere 15 insegnanti per pochi iscritti (architettura per un momento ha avuto 12 iscritti) e quindi diventa impossibile sostenerli economicamente. La prudenza non può che portare il motore al limite cioè tenere quei corsi, come servizi sociali, che si possono sostenere e aspettare un attimo la soluzione“.
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