
Non vorrei con queste considerazioni risultare retorico od offensivo nei riguardi di nessuno. Ed infatti comincio subito con i complimenti nei confronti di chi si è speso con entusiasmo, responsabilità, dedizione all’organizzazione dell’evento, in primis l’Amministrazione Comunale, gli Enti, gli Sponsor che hanno consentito l’ ottima ripresa post-pandemica del Mandorlo, arricchendolo anche di nuovi spunti.
Critico tanto chi di mestiere fà il critico, giacchè è il mestiere più semplice del mondo. Per organizzare qualcosa, anche una semplice partita di calcio fra amici, devi recuperare ben 22 calciatori…Forse per questo va più di moda il padel!
Una telefonata e sei già in campo…Premesso ciò, devo anche complimentarmi con chi ha avuto l’intuizione felice di abolire dal Mandorlo in Fiore il termine Sagra prima e Festa dopo. Semplicemente Mandorlo in Fiore come Fiera Cavalli Verona. Ma il punto è: basta riformulare la denominazione dell’evento per elevarlo ad una portata extraregionale? No, mai, impossibile.
Agrigento non potrà mai valorizzare quest’evento, seppur unico nel panorama nazionale, unico in funzione della location e dei valori che l’evento stesso esalta : fiore, prodotto agricolo di pregio e derivati, anticipo di primavera, storia, concordia ed armonia fra i popoli, musica, folklore.
Non sarà mai possibile dare all’evento la “giusta portata” perchè la marginalità geografica di Agrigento non lo consente!
Va detto con nettezza e con chiarezza!! Basti pensare quanti siciliani, calabresi, campani etc partecipano all’evento veronese: una moltitudine!! Ma quello è il Veneto, noi siamo l’Africa. Ed a questa marginalità geografica si aggiunge anche quella infrastrutturale che l’ appesantisce non di poco. La città capoluogo più vicina è Caltanissetta, per le altre occorrono da 2 ore di “strada” a salire, anche perchè i binari sono assenti o nettamente più lenti. Ed eccoci, lontani da ogni retorica, alla verità delle verità. Possiamo ancora tollerare dibattiti politici, economici, sociali, culturali, ad ogni livello, con “sapientoni” di ogni tipo, parlarci di futuro, in un contesto dove la nostra provincia rappresenta la periferia delle periferie, abbandonata ad un’arretratezza infrastrutturale quarantennale? E’ mai possibile che nessuno, oltre ogni colore politico, parli più di aeroporto, di treni, di porti, di strade che da 20 anni attendono il loro completamento? Ecco perchè ogni encomiabile sforzo rimane fine a se stesso, l’evento confinato nell’hinterland, a rappresentare la classica gita fuori porta del week-end. Non arrivano i turisti perchè non possono arrivare. Questa è la verità. La povertà infrastrutturale sta condannando a morte una porzione di Nazione: il Sud. Siamo più prossimi al Nord Africa che alla Capitale. Ed allora, a conclusione di queste considerazioni, resta il fatto che se non mettiamo in moto un motore di ribellione, il Mezzogiorno andrà al macero, diventerà un grande deserto. Questo ci ricorda il Mandorlo, ossia potenzialità enormi da sfruttare, che restano ferme perchè un vero piano di investimenti che si abbatta sul Sud come un cataclisma manca da troppo tempo, forse da sempre.
Ed ecco nel cuore della Domenica conclusiva, fiumi di macchine in fila, paesi limitrofi scaraventati in toto in Città, l’assalto al bosco per “posteggiare” la macchina, gazzarre di clacson come nelle metropoli del Sudamerica, liti furiose tra automobilisti nei tornanti che dalla rotonda degli scrittori portano alla Via Nuova Favara, ore di attesa per uscire od entrare in città, assenza totale della cultura dei mezzi pubblici. E’ semplicemente colpa di tutti noi, cittadini passivi, istituzioni, generazioni politiche vecchie e nuove, che vivacchiando nella ricerca di qualche comoda poltrona, dimenticano dolosamente che tutto sta andando al macero, che questo Sud così è già tagliato fuori dal mondo.