Beni per un valore complessivo di circa 1.100.000 euro sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Agrigento, ad un imprenditore edile, Giuseppe Tabone, sottoposto a procedimento di prevenzione perché ritenuto contiguo all’organizzazione mafiosa Cosa Nostra, e fiancheggiatore del capomafia di Sambuca di Sicilia, Leo Sutera. I sigilli sono stati apposti al compendio aziendale di una ditta agrituristica, e di un’impresa commerciale, alcuni appezzamenti di terreno, polizze assicurative e depositi bancari.
Il provvedimento cautelare è stato emesso dalla prima sezione penale – Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, su proposta della Direzione distrettuale antimafia. L’imprenditore è stato arrestato nel 2018, ed è imputato (con sentenza di condanna in primo e secondo grado) per il reato di favoreggiamento personale aggravato, per aver aiutato Leo Sutera, ritenuto uno dei capi della mafia della provincia di Agrigento, provando ad eludere le investigazioni a suo carico.
Le attività investigative, delegate al nucleo di polizia Economico Finanziaria di Agrigento, sono consistite nel monitoraggio degli investimenti e delle variazioni finanziarie e patrimoniali sue e del suo nucleo familiare, effettuati nel periodo in cui si relazionava – secondo l’accusa – con gli ambienti di Cosa Nostra, raffrontati con la capacità reddituale dichiarata dall’imprenditore e dai suoi congiunti.
L’indagine ha consentito di ricostruire gli assetti patrimoniali e le disponibilità finanziarie riconducibili all’imprenditore anche indirettamente, poiché formalmente intestati a propri familiari, nonché individuare – tra questi – quelli acquisiti in un periodo in cui la redditività manifestata non giustificava la disponibilità delle risorse necessarie per tali investimenti, consentendo di attivare la presunzione che si trattasse di fondi di provenienza illecita ai sensi del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione.
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