Maxi operazione antimafia dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Enna. Eseguiti sul territorio nazionale e in Germania misure cautelari a carico di 46 indagati.
Sono accusati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e allo smercio di stupefacenti, estorsioni, corruzione aggravata dall’aver favorito l’associazione mafiosa, detenzioni di armi da fuoco. Il provvedimento è stato emesso dal Gip del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale Dda nissena. Contestualmente è in fase di notifica anche un sequestro di beni per un valore di oltre un milione di euro.
Associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e allo smercio di stupefacenti, estorsioni, corruzione aggravata dall’avere favorito l’associazione mafiosa, detenzioni di armi, i reati contestati nel blitz “Ultra” conclusasi con 46 arresti sull’asse Sicilia-Germania, eseguito dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Enna, a Barrafranca, Pietraperzia, Catania, Palermo e Wolfsburg.
Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della procura di Caltanissetta c’è una minorenne finita in carcere insieme ad altre 35 persone; 15 sono state poste agli arresti domiciliari. Sono tutti ritenuti affiliati o contigui alle famiglie mafiose di Barrafranca e Pietraperzia. Uno degli affiliati di spicco, Giuseppe Emilio Bevilacqua, è stato localizzato e catturato in Germania.
L’indagine è stata avviata nel maggio 2018 successivamente alla concessione del benefico della detenzione domiciliare – per ragioni di salute – a Raffaele Bevilacqua, già condannato per associazione di tipo mafioso, che tra la fine degli anni ’80 e i primi anni del 2000 era non solo componente del direttivo della Democrazia cristiana ed in strettissimi rapporti con Salvo Lima, ma anche al vertice di Cosa nostra ennese per diretta investitura di Bernardo Provenzano. E’ stato condannato all’ergastolo per essere stato riconosciuto mandante – insieme a Francesco “Ciccio” La Rocca – dell’omicidio di Domenico Calcagno a Valguarnera Caropepe nel maggio del 2003.
Bevilacqua nonostante i domiciliari scontati i un appartamento di Catania, era diventato il crocevia di importanti incontri con altri storici affiliati, primi fra tutti Alessandro Salvaggio e Salvatore Privitelli, nel corso dei quali sono state decise strategie e azioni anche eclatanti.
Indicativo il gesto compiuto dall’anziano mafioso Alessandro Salvaggio il quale, rivedendo il suo capo famiglia dopo più di 15 anni, al momento dei saluti in segno di rispetto lo ha salutato: “Baciamo le mani”. Nel progetto di riorganizzazione della famiglia mafiosa posto in essere da Bevilacqua hanno assunto un ruolo cardine i suoi figli Flavio Alberto e Maria Concetta, quest’ultima avvocato del foro di Enna.
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