Si sono difesi, respingendo le accuse, Antonino Nicosia (detto Antonello), 48 anni (nella foto) e Accursio Dimino, 61 anni, di Sciacca, finiti in carcere nell’ambito dell’operazione antimafia denominata “Passepartoutt”, condotta dalla Guardia di finanza e dai carabinieri, che hanno eseguito un provvedimento di fermo a carico di 5 soggetti. I due difesi dall’avvocato Salvatore Pennica sono comparsi davanti al Gip del Tribunale di Palermo per l’interrogatorio.
Entrambi hanno risposto alle domande del Gip. Nicosia sostiene di aver millantato, e di non essere un associato. Ed ha ribadito che non ha mai pensato di fuggire. Nelle intercettazioni, sfruttando il ruolo di collaboratore parlamentare della deputata Giusy Occhionero, entrava nelle carceri per avere contatti con i boss, e fare da tramite con l’esterno.
Lo stesso ha poi definito “inopportune” la frase contro il giudice Giovanni Falcone, e l’attestato di stima per il super latitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro.
Al Gip ha risposto anche il boss Dimino, il quale ha ammesso i suoi rapporti con Cosa Nostra, ma di avere concluso il suo legame con la mafia dopo il 2016, data della sua ultima scarcerazione.