
Il Gip del Tribunale di Palermo ha convalidato l’arresto in flagranza di Giovanni Luppino, l’uomo finito in manette col boss che era alla guida dell’auto con la quale il boss Matteo Messina Denaro ha raggiunto la clinica Maddalena, dove era in cura. “Nessun elemento può allo stato consentire di ritenere che una figura che è letteralmente riuscita a trascorrere indisturbata circa 30 anni di latitanza, si sia attorniata di figure inconsapevoli dei compiti svolti e dei connessi rischi, ed anzi, l’incredibile durata di questa latitanza milita in senso decisamente opposto, conducendo a ritenere che proprio l’estrema fiducia e il legame saldato con le figure dei suoi stessi fiancheggiatori abbia in qualche modo contribuito alla procrastinazione del tempo della sua cattura che, altrimenti, sarebbe potuta effettivamente intervenire anche in tempi più risalenti”, ha scritto il pubblico ministero Piero Padova nella richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata a carico di Luppino.
“Non sapevo che fosse Matteo Messina Denaro, solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss”, si è difeso Luppino davanti al Gip. Il commerciante di olive di Campobello di Mazara, indagato per favoreggiamento, ha sostenuto che il capomafia gli era stato presentato come cognato di Andrea Bonafede, col nome di Francesco, e di averlo accompagnato perchè doveva sottoporsi alla chemioterapia.