Si chiama Fabio e il suo personaggio assomiglia un poco a quell’altro che è il commissario della Polizia di Marsiglia, Fabio Montale, nato dalla penna del giornalista-giallista francese Jean Claude Izzò. Anche Fabio Fabiano è un poliziotto; un sovrintendente in forza alla Squadra Mobile della Questura di Agrigento. E’ lui che ha inventato la figura dell’Ispettore Di Falco, poliziotto capo della Squadra Giudiziaria, che si muove tra la città dei templi e San Leone ( dove, per schiarirsi le idee va sempre a passeggiare sul lungomare). Nel suo primo romanzo “Miracolo di San Calogero”, “noir” ambientato dalle nostre parti, l’ispettore aveva a che fare con un omicidio. Nella piazza del mercato, viene rinvenuto dentro un’auto, il cadavere di un giovane fioraio, ucciso con un solo colpo di pistola alla testa. E così il nostro si mette ad indagare tra le amicizie della vittima e le donne di via Gallo, che la vittima frequentava con una certa assiduità. Da allora il personaggio ne ha viste di cotte e di crude, fino ad arrivare ai giorni nostri con il nuovissimo lavoro in uscita a marzo, dal titolo “Delitto lussurioso”. Quest’ultimo libro ha al centro l’indagine che Giovanni Di Falco, insieme agli altri poliziotti del commissariato in cui lavora, porta avanti sulla sparizione dell’ingegnere Mario Farruggia. Una storia, quella raccontata in “Lussuria mortale”, che svela un intrigo fatto di sangue, sesso estremo e soldi e che lascia il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina.
Cinquantenne, agrigentino, Fabio Fabiano, descrive il personaggio di un investigatore d’altri tempi; uno strano poliziotto, più educatore che sbirro, che non esita a litigare perfino con il questore perché vorrebbe fare di testa sua. Nel “Miracolo di San Calogero” il nostro deve sostenere un’inchiesta relativa ad un omicidio, in una città che è il simbolo di un mediterraneo diviso tra bellezza e violenza, tra speranze di riscatto e profonde delusioni. Una schedina in cui sta la chiave di lettura dell’omicidio. Spetterà ai lettori anticipare il colpevole, prontamente smascherato alla fine dell’indagine dell’ispettore. Volume poi ripubblicato da un editore di Crotone con il nuovo titolo: “Il caso del morto per fortuna”. Il secondo romanzo del poliziotto scrittore: s’intitola “Cuore di Gesù”. Anche qui il nostro è alle prese con un delitto, questa volta commesso in un villino di San Leone.
Gialli di provincia che Fabio Fabiano scrive dopo aver concluso il suo servizio in questura. Le sue sono notti trascorse al computer a inventare personaggi e situazioni noir, per la gioia dei suoi amici e colleghi di lavoro che in questi mesi si sono rivelati affezionati lettori. Libri che si leggono in poche ore e che sembrano scritti di getto anche se in verità, dietro quelle pagine, c’è un lavoro di creazione lungo e faticoso. Spesso realizzato in stretta collaborazione con quell’amica consulente che è Doriana Consiglio, colei che legge sempre per prima i romanzi di Fabiano con il compito di dare qualche sistemata al testo rendendolo in un italiano più scorrevole. “Il mio personaggio – confessa Fabio Fabiano – trae spunto da un personaggio reale; un ispettore della “Mobile” di Agrigento col quale ho lavorato, fianco a fianco, e che è stato per me una sorta di maestro. Lui svolgeva le indagini alla vecchia maniera, raccogliendo le informazioni attraverso i confidenti ma sempre, comunque, con grande umanità. Purtroppo anni fa non ebbe il tempo di andare in pensione, che si ammalò di un brutto male e morì. Così ho voluto dedicare a lui la figura del mio ispettore, burbero e scontroso ma anche dotato di una grande sensibilità!”.
Tutto il resto, invece, come capita nella maggior parte dei casi, è frutto della fantasia dell’autore. Perché, come sosteneva Jim Morrison in una sua famosa canzone: “Non esiste la verità ma ci sono solo storie!”.
Segui il canale AgrigentoOggi su WhatsApp