Contestata anche l’aggravante della premeditazione ad Antonio De Pace, 28 anni, l’infermiere calabrese che ha assassinato la 27enne fidanzata di Favara, Lorena Quaranta, studentessa universitaria in Medicina e prossima alla laurea, il 31 marzo del 2020.
De Pace è stato rinviato a giudizio dal Gup del Tribunale di Messina, Fabio Pagana. Il processo comincerà il prossimo 17 marzo. Non ci sarà alcuna perizia psichiatrica nei confronti dell’infermiere calabrese, il giudice ha respinto la richiesta dei legali Bruno Ganino e Ilaria Intelisano, rigettando anche l’eventualità del giudizio in rito abbreviato. Oltre ai familiari di Lorena Quaranta, assistiti dall’avvocato Giuseppe Barba, hanno deciso di costituirsi parte civile sette associazioni a livello nazionale e locale che lottano contro la violenza sulle donne: Insieme per Marianna Manduca, Genesis, Centro Antiviolenza al tuo fianco di Roccalumena, Pink Project, Gens Nova, Cedav Messina, Una di noi Onlus ed Eva luna Onlus di Messina.
Dall’inchiesta sono emerse le chat, inviate ai familiari, in cui De Pace manifestava l’intenzione di trasferire ai nipoti i risparmi depositarti nel conto corrente, segno, secondo l’accusa, che aveva pianificato il delitto ed era certo delle conseguenze che ne sarebbero derivate.
L’omicidio è avvenuto in un’abitazione di Furci Siculo, in provincia di Messina, dove i due ragazzi vivevano insieme. De Pace, dopo aver strangolato la ragazza, con cui aveva avuto una violenta lite, ha chiamato i carabinieri e confessato l’omicidio. Avrebbe anche tentato il suicidio tagliandosi le vene riuscendo a procurarsi solo ferite superficiali.
Dopo aver colpito la ragazza alla fronte con un oggetto, De Pace l’ha immobilizzata, poi l’ha soffocata. Oltre a quella della premeditazione, la Procura contesta al ragazzo le aggravanti “di aver commesso il fatto contro persona legata da relazione affettiva, e per motivi abietti e futili”.