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Home » evidenza » L’omelia di Mons. Zambito, per il pontificale di S. Gerlando: fede che impatta con la vita

L’omelia di Mons. Zambito, per il pontificale di S. Gerlando: fede che impatta con la vita

Redazione Di Diego Acquisto
26 Febbraio 2019
in evidenza, Chiesa, L’angolo di don Diego
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A margine dell’omelia di Mons. Ignazio Zambito,  per il pontificale della festa di S. Gerlando

Una fede che impatta con la vita con uno sguardo in verticale 

 

Si proprio così ! Una fede che impatta con la vita ! ci sembra proprio questo  il messaggio forte che il Vescovo emerito. Mons. Ignazio Zambito, invitato ieri a presiedere il solenne pontificale per la festa di S. Gerlando, ha voluto lanciare all’intera Comunità diocesana.

Una fede che per impattare  con la vita e farsi davvero carico dei problemi concreti che affliggono questa nostra terra agrigentina, deve anzitutto guardare e puntare decisamente su Dio.

Questo, in estrema sintesi, senza possibilità di equivoci, ci sembra che abbai voluto e tenuto a precisare, il Vescovo Zambito quando ha affermato che “chi non guarda in verticale finisce per non guardare nemmeno in orizzontale.

Un concetto che  notiamo in queste ore, hanno  colto e voluto rilanciare anche i mass media più attenti, a partire dal settimanale diocesano “L’Amico del Popolo”,  che ha come direttore don Carmelo Petrone, direttore dell’Ufficio Comunicazioni della Curia Arcivescovile Agrigentina.

Mons. Zambito, con la chiarezza e franchezza che lo hanno sempre contraddistinto nei 27 anni di ministero episcopale nella diocesi di Patti, alla Chiesa Agrigentina della quale è figlio e dove è tornato a vivere dopo gli anni i ministero a Patti, ha voluto dare questo messaggio.

Che in parole povere significa che bisogna avere maggiore attenzione a non cadere nella trappola di una spiritualità sbilanciata  sull’orizzontale, a discapito del verticale. Problema che, in fondo,  è quello che divide i pastoralisti oggi, anche in Italia e nella nostra arcidiocesi

Il Vescovo Zambito ha voluto lanciare questo messaggio forte, che non mancherà di suscitare salutare riflessione, condita da qualche più o meno occulta  polemica.

Anche perché è stato un messaggio  lanciato   in un momento particolarmente solenne e significativo. Cioé durante la  solenne celebrazione della festa in  Cattedrale in onore di S. Gerlando, dopo otto anni finalmente riaperta e  gremita, alla presenza della massime autorità cittadine e provinciali.

Durante questa  celebrazione ha  testualmente ha detto “Celebrare il patrono di una città significa asserire solennemente che egli, oltre che nella fede, è pure il “Pater civitatis”, il fondatore della Città stessa”.

Aggiungendo che “la città non è un ammasso d’individui, ma una comunità perché i cittadini hanno una comunanza di fini e la comunanza di fini richiede un fondamento indisponibile che solo Dio può garantire”.

Ed a questo “fondamento indisponibile” bisogna davvero ritornare, perché “la città non basta a se stessa. Essa si riconosce in debito con un Santo, invocato patrono, per la sua stessa esistenza e per il suo stesso futuro”.

Altro che religione ricacciata nel privato,  come  invece vorrebbe certo filone intellettuale, al quale tra l’altro sfugge le realtà di un popolo che però  affolla sempre le ricorrenze religiose. E non solo quelle in cui c’è anche del sano e distensivo folklore ! ma anche quando  – come, per esempio proprio in questi giorni, avviene in tanti nostri paesi, compresa Favara, con i giorni di adorazione eucaristica delle Quarantore.

Un messaggio chiaro ed inequivocabile quello di Mons. Zambito;  un messaggio che spazza via tante vuote elucubrazioni di certa malintesa  laicità della politica che deve invece   tornare ad essere  l’ arte di amministrare bene la “polis”.  E ciò anche in forza di una fede  fatta di disinteresse,  amore, passione, competenza e  concretezza.

Evitando quella frattura tra Vangelo  e  Cultura. che Paolo  VI,  nella “Evangelii  nuntiandi”, denunciava  come il  dramma  della nostra epoca.  Un dramma che purtroppo continua.

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