Ci sono volute poco meno di 48 ore ai carabinieri della Compagnia di Agrigento, guidati dal maggiore Marco La Rovere, per dare un nome e cognome, ricostruendo in maniera certosina quanto fosse accaduto la notte fra venerdì e sabato scorsi alla Scala dei Turchi di Realmonte, agli autori del raid vandalico che ha deturpato, con polvere di ossido di ferro, la scogliera di marna bianca. Due i denunciati alla Procura della Repubblica di Agrigento per l’ipotesi di reato di danneggiamento di beni avente valore paesaggistico. Si tratta di due favaresi, uno dei quali, Domenico Quaranta, lo stesso che aveva sfregiato con una bomboletta spray “Punta Bianca”, sito naturale “gemello” della Scala dei Turchi. L’altro è un suo compaesano F.G., che lo avrebbe accompagnato sul posto.
I militari dell’Arma, coordinati dalla Procura guidata dal procuratore capo Luigi Patronaggio, e dal sostituto procuratore Chiara Bisso, sono riusciti a fare piena luce sull’identità dei responsabili del maxi danneggiamento, avvalendosi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza e di una raffica di perquisizioni e verifiche effettuate fra Realmonte e Favara, passando anche da Porto Empedocle e la città dei Templi.
I filmati della videosorveglianza (le immagini dei carabinieri che incastrano i due) hanno permesso di accertare che un furgone, un Ford Transit, è giunto di sera alla Scala dei Turchi; poi da quel mezzo sono scese due persone trascinando dei misteriosi sacchi, quelli che contenevano la polvere di ossido di ferro. Dopo un’attenta e ripetuta analisi delle immagini, i carabinieri sono riusciti ad acquisire il numero di targa del furgone. Da quell’istante in poi, è stata corsa frenetica per mettere dei punti fermi nell’inchiesta su un caso che ha suscitato scalpore e indignazione a livello mondiale.
Da conoscitori del territorio e dei suoi abitanti, i sospetti dei carabinieri si sono subito concentrati su un uomo di Favara, già noto per danneggiamenti simili. Il rintraccio, a Favara, e l’ispezione del furgone ha permesso di rinvenire tracce di polvere di ossido di ferro. Le successive perquisizioni hanno consentito di ritrovare, all’interno dei magazzini ispezionati, guanti sporchi della stessa polvere e ulteriori, inequivocabili, prove. Due, appunto, i favaresi – si tratta di uomini di mezza età – che sono stati deferiti alla Procura della Repubblica per quello che è stato un puro atto vandalico.
Nel frattempo, la Scala dei Turchi – bene candidato a diventare patrimonio mondiale dell’umanità Unesco – è stata ripulita da un esercito di volontari. La “ferita” al paesaggio e alla bellezza della Sicilia è stata infatti immediatamente rimarginata. Leggi anche: Scala dei Turchi, Patronaggio: “Raid contro sistema e forze dell’ordine”
Scala dei Turchi, cosa rischiano i vandali
L’ipotesi di reato, per la Procura di Agrigento, è di reato di danneggiamento di beni avente valore paesaggistico. Ma cosa rischiano i vandali per aver imbrattato la Scala dei Turchi? Si tratta di un reato che, stando all’articolo 734 del codice penale, viene punito con l’ammenda da 1.032 euro a 6.197 euro. Sostanzialmente, è un reato che può essere commesso “mediante costruzioni, demolizioni, o in qualsiasi altro modo”, che “distrugge o altera le bellezze naturali dei luoghi soggetti alla speciale protezione dell’Autorità”.
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