CANICATTI’. L’onorevole Vincenzo Lo Giudice, a parte un episodio ha sempre rispettato le prescrizioni imposte». Il magistrato di sorveglianza di Agrigento, Walter Carlisi, ha concesso la «liberazione anticipata riducendo la pena di 45 giorni: l’ex assessore regionale dell’Udc, Vincenzo Lo Giudice ha scontato anche la seconda condanna e torna ad essere un uomo completamente libero.
Il magistrato, al quale si era rivolto il suo difensore, l’avvocato Calogero Lo Giudice, ha ridotto la condanna, che l’ex uomo politico, oggi quasi ottantenne, stava scontando in regime di detenzione domiciliare, dopo che lo stesso ha chiarito un episodio, risalente allo scorso 13 marzo: i poliziotti erano andati nella sua abitazione per un controllo e non aveva risposto al citofono. Un’ora dopo, gli agenti hanno riprovato e l’ex deputato, affetto da alcune patologie, ha spiegato di non avere sentito il campanello. Il procedimento, dopo un suo formale interrogatorio, nei giorni scorsi, è stato archiviato dal gip Stefano Zammuto su richiesta del pm Gloria Andreoli. La stessa diffida, inviata dal magistrato di sorveglianza, sulla base del chiarimento, è stata superata ed è arrivato il via libera alla scarcerazione.
Lo Giudice, il 22 luglio del 2013, subito dopo avere finito di scontare la condanna, fu denunciato per avere violato le prescrizioni della sorveglianza speciale alle quali era sottoposto e, per questo, non poteva partecipare a sedute pubbliche. L’accusa scaturiva dall’essere andato in consiglio comunale, alla seduta celebrativa dei 100 anni di vita di don Vincenzo Restivo. Polizia e carabinieri, però, erano regolarmente in servizio e la presenza di Lo Giudice non sfuggì. Una relazione di servizio fece scattare l’inchiesta. Lo Giudice cercò di difendersi spiegando le sue buone intenzioni e sostenendo di essere stato invitato dal festeggiato don Restivo. Annunciò anche l’invio di «una lettera riservata al procuratore della Repubblica e al presidente del tribunale».
La condanna a otto mesi, decisa in primo grado, divenne definitiva e il tribunale di sorveglianza lo scorso 13 novembre gli aveva concesso di scontarla, in alternativa al carcere, in regime di detenzione domiciliare. In precedenza l’anziano uomo politico della Democrazia cristiana aveva rimediato una nuova denuncia per violazione della sorveglianza speciale che aveva portato a un processo, concluso con l’assoluzione decisa dal gup Alfonso Malato. Le ragioni dell’accusa e dell’assoluzione sono identiche al secondo, recentissimo, procedimento, che – contrariamente al primo – non è neppure approdato in aula per il processo. Lo Giudice ha spiegato di avere problemi all’udito e di non avere sentito il citofono. I poliziotti intervenuti, peraltro, non hanno documentato la sua presenza all’esterno della sua abitazione.
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