È tutto italiano il primato europeo per il maggior numero di liberi professionisti. È quanto emerge dal Rapporto 2017 sulle libere professioni in Italia, elaborato dall’Osservatorio libere professioni di Confprofessioni. Un primato che difficilmente sarà strappato al Belpaese nell’edizione 2018.
Quanti sono i liberi professionisti in Italia?
Gli iscritti agli albi professionali, in Italia, sono più di 1,4 milioni. Si tratta di un dato che rappresenta il 5 per cento delle forze lavoro in Italia e il 25 per cento del totale del lavoro indipendente. Anche nei momenti più complessi della crisi economica, con l’occupazione in recessione, il settore della libera professione ha visto crescere i suoi volumi.
24 liberi professionisti ogni mille abitanti
Secondo i dati dell’Osservatorio, in Italia ci sono 24 liberi professionisti ogni mille abitanti. Impressiona il ritmo di crescita, che supera il 22 per cento. Cosa vuol dire? Che più di 250 mila persone ogni anno in Italia scelgono di dedicarsi alla libera professione.
Una fotografia nazionale
Le partite iva non sono tutte uguali. Secondo quanto rilevato dallo studio, infatti, emergono sensibili differenze territoriali e non solo. I professionisti italiani, infatti, risiedono soprattutto nelle regioni settentrionali. Mentre in Emilia-Romagna il dato relativo all’incidenza dei professionisti sulla popolazione è pari a 30 per mille abitanti, in Calabria il dato scende sensibilmente fino a toccare quota 14 per mille. Negli anni della crisi, tra il 2009 e il 2015, il numero dei professionisti cresce proprio in quelle regioni che continuano a mantenere economie regionali caratterizzate da elevati Pil pro capite. I professionisti, che sia dipendenti o autonomi a partita iva (il portale Fatture in Cloud offre al riguardo una pratica guida su come aprire partita iva), sono soprattutto uomini. È forte, infatti, il gap di genere. Nel 2017, due terzi dei professionisti sono di sesso maschile, con le donne ferme al 37 per cento del collettivo al Centro Nord. Una percentuale che arriva a toccare il 30 per cento nelle regioni meridionali.
I redditi non sono tutti uguali
Anche sul fronte del reddito annuo è necessario fare una distinzione tra professionista e professionista. A guadagnare meno sono gli psicologi, fermi a circa 20 mila euro l’anno, a vantare il reddito annuale più elevato, invece, sono i notai, che toccano anche quota 244 mila euro. In realtà questo divario va riducendosi a poco a poco a causa della costante contrazione dei redditi dei professionisti che riguarda soprattutto le cifre più elevate. I redditi, infatti, hanno fatto registrare, negli ultimi 10 anni, una contrazione pari al 20 per cento. In media, un professionista oggi arriva a guadagnare circa 46 mila euro annui. Tra i più colpiti: notai e farmacisti, va meglio invece per dentisti, studi medici, commercialisti e consulenti del lavoro. Sono queste le categorie che vanno in controtendenza e vedono crescere il reddito annuo.
Questione di genere
La differenza di genere nel contesto degli ordini professionali non interessa solo la totalità di uomini e donne. Ha ripercussioni dirette anche sul reddito dei professionisti stessi. A guadagnare cifre pari alla metà dei colleghi uomini sono le professioniste che operano come perito industriale e come avvocato. Una schiarita in tal senso riguarda i professionisti under 40. Qui, infatti, sembra migliorare il rapporto reddituale tra uomini e donne, con un maggiore equilibrio. Segno dei tempi che cambiano e che stanno favorendo una sempre maggiore apertura nel rapporto tra cliente e professionista.