Leandro Picarella è un regista agrigentino che ha deciso di tornare a vivere ad Agrigento. Ha preso casa a San Leone, di fronte al mare. “La luce qui è fondamentale – racconta – ti ridà vita, ti rimanda a tantissime cose positive . Vedo il mare costantemente , l’orizzonte, e questo per noi – dobbiamo ammetterlo – è un privilegio”. Il giovane regista con il film “Divinazioni” ha conquistato il premio Tenk Europe alla 32^ edizione del Trieste Film Festival ed è in corsa ai Nastri D’Argento 2021. Alcune scene del film sono state girate ad Agrigento: Abbiamo scelto località inusuali se vogliamo: Parco Icori, Santa Croce, scorci periferici della città, zona industriale, la zona del campo sportivo, ma anche altri luoghi che poi non sono entrati nel montaggio finale. Ho voluto raccontare una parte di Agrigento che si conosce meno, diversa dalle immagini cartolina, più personale e reale.
Dalle parole di Leandro si legge un forte amore per la sua città: “Io avevo dimenticato cosa significa vivere l’inverno e l’autunno in Sicilia, ad Agrigento, per me è stata una riscoperta sotto tutti i punti di vista”.
Leandro, cosa intendi quando parli di riscoperta?
Si tratta di sensazioni che avevo quasi dimenticato e che sono legate ai colori, alla natura e al mare, ai ritmi lenti, a quel piacevole senso di “assopimento” che qui accompagna le stagioni autunnali e invernali.
Come questa scelta condiziona il tuo lavoro?
Trovo che vivere qui mi stia aiutando tantissimo sul piano creativo ma i ritmi totalmente diversi dalla metropoli, ti aiutano in ogni aspetto del quotidiano. Continuo ancora a spostarmi per esigenze lavorative ma sapere di tornare qui è una sensazione impagabile.
Cosa pensi manchi ad Agrigento?
Sarebbe bellissimo se Agrigento tornasse culturalmente ad avere un peso, come negli anni ottanta e novanta ad esempio, ma va detto, a onor del vero, che era un’altra Italia. Mi sono formato anche grazie all’esperienza dell’Efebo d’oro, a partire dai percorsi scolastici, quando frequentavo il Liceo Scientifico Leonardo Proprio durante un’edizione dell’Efebo, ho anche avuto il piacere di incontrare personaggi molto importanti e che hanno lasciato un segno nella mia formazione. Parlo di artisti come Mario Monicelli e Angelo Badalamenti, il compositore di David Lynch. Bisognerebbe tornare a quei valori e contenuti.
Pensi ad un festival del cinema?
Perche no? Qualche anno fa, fino al 2017, avevamo creato una piccola rassegna in collaborazione con la Valle dei Templi. Esperienza che purtroppo, nonostante gli ottimi riscontri, si è interrotta.
Ma a prescindere da tutto, personalmente credo che – Covid permettendo – si debba puntare a riportare qui l’ Efebo D’Oro e a valorizzare appuntamenti importanti come La Settimana di Studi Pirandelliani e altre iniziative di valore e che in passato hanno dato tanto dal punto di vista della crescita culturale della città, integrandole con nuove idee ed eventi.
Ad oggi le sale sono ancora chiuse. Come immagini la ripartenza?
A fronte della crisi che certamente ha colpito il settore io credo che il cinema riprenderà a vivere grazie al bisogno innato degli esseri umani di vivere questa dimensione collettiva, di condivsione. Credo sia proprio questa la vera bellezza del lavoro cinematografico.
Di Agrigento ti piace tutto?
“Non voglio parlare dei difetti ma mi auguro che si cominci a ragionare al contrario: l’idea, ad esempio, di istillare sin da giovani il concetto di “cu nesci arrinesci” è per me sbagliata. E lo dico avendo vissuto fuori per tanti anni, non c’è una regola, non c’è una legge. C’è solo l’esperienza e non puoi mai sapere da che parte ti porta. Ma sono ottimista. Tutto quello che stiamo vivendo da quasi un anno ormai, ci sta facendo capire quanto siano importanti le piccole cose, la quotidianità e i rapporti, il valore del tempo. Magari Agrigento uscirà da questa pandemia trasformata in positivo. Chi lo sa? Io voglio crederci.”
Domenico Vecchio – Su Facebook: https://www.facebook.com/Direttore.AgrigentoOggi
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