Pilotate anche le gare per lo stadio di Licata e un impianto di rifiuti
AGRIGENTO – Le mani della banda degli appalti pilotati sarebbero arrivate fino a progetti milionari. È quanto emerge dagli atti dell’inchiesta della Procura di Agrigento, guidata dal procuratore Giovanni Di Leo.
Tra gli appalti sotto indagine ci sono i lavori da 37 milioni di euro per la ristrutturazione della rete idrica di Agrigento e altri cantieri in comuni limitrofi. Coinvolti in questa fase dell’indagine Sebastiano Alesci, Giuseppe Capizzi, Giovanni Campagna e un quarto soggetto la cui identità è coperta da omissis.
Un altro appalto finito sotto la lente degli inquirenti è quello per la ristrutturazione dello stadio “Dino Liotta” di Licata. Tra gli indagati, gli imprenditori Alessandro D’Amore, Alessandro Vetro e l’architetto Alesci. Una parte del manto in erba sintetica, lungo 60 metri per 1,24, sarebbe stata consegnata a casa di un’amica dell’architetto, a conferma – secondo i magistrati – del modo opaco in cui si sarebbero gestite le fasi degli appalti.
Nel mirino anche la gara per l’impianto di trattamento dei rifiuti a Ravanusa. Il valore del progetto si aggira attorno ai 20,4 milioni di euro. Secondo l’accusa, l’appalto sarebbe stato pilotato per favorire la Beico, società riconducibile agli imprenditori Rosario Bentivegna e Antonino Belpasso.
In questo caso, il responsabile unico del procedimento e presidente della commissione aggiudicatrice sarebbe stato ancora una volta Sebastiano Alesci, finito al centro dell’inchiesta. Il progetto, inizialmente finanziato dalla Regione per fronteggiare l’emergenza rifiuti a causa della chiusura delle discariche, doveva servire l’area industriale di Ravanusa.
Le indagini, coordinate dalla Procura, puntano ora a fare piena luce anche su un altro affidamento sospetto: il sistema di rifacimento della rete fognaria del rione Fondachello Playa di Licata.
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