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Home » dalla città » La vera storia de “L’Ultima Cena” al Cimitero di Bonamorone ad Agrigento

La vera storia de “L’Ultima Cena” al Cimitero di Bonamorone ad Agrigento

4 Novembre 2024
in dalla città
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La Storia Inedita dell’“Ultima Cena” al Cimitero di Bonamorone: Un Dono Monumentale di Carmelo Fiore alla Città di Agrigento

Un’opera straordinaria e la sua affascinante storia emergono grazie ai racconti della figlia e dei familiari dei donatori. Verso il 1965, l’imprenditore edile Carmelo Fiore, originario di Agrigento, rimase folgorato da una rappresentazione de “L’Ultima Cena” vista tra Firenze e Milano, e da quel momento desiderò ardentemente creare una versione monumentale dell’opera per la tomba di famiglia. “Deciso nel suo intento,” racconta la figlia Enza, “si recò a Carrara per incontrare lo scultore Zanetti” (forse Giuseppe Zanetti), per selezionare il marmo ideale e dare vita a questa visione.

Nel 1966 iniziarono i lavori, probabilmente ultima grande opera di Zanetti, completata poco prima della sua scomparsa nel 1967. La scultura venne celebrata con una festa a Carrara, per poi intraprendere il viaggio verso Agrigento, destinata al cimitero di Bonamorone. Tuttavia, il progetto di Fiore incontrò ostacoli: il Comune non concesse il terreno per l’imponente tomba familiare. L’opera rimase così a lungo conservata in Villa Rosalia Portolano, vicino al cimitero.

A ricostruire la storia è stato Microstorie di Girgenti, che ha raccolto i preziosi dettagli forniti dalla figlia e dai familiari dei donatori.

Solo nel 1982, con l’intervento del vescovo Monsignor Bommarito, Fiore decise di donare l’opera alla città. Dopo anni di attesa, nel 1985, la scultura trovò finalmente collocazione nell’ossario del Cimitero di Bonamorone. Alla cerimonia ufficiale, il 2 novembre, Fiore non poté però presenziare, essendo venuto a mancare poco prima. A rappresentarlo, sua figlia Enza, in un evento che vide la partecipazione di autorità religiose, politiche e militari.

Questa scultura, realizzata con un costo stimato di un miliardo delle vecchie lire, rappresenta un dono d’amore e bellezza eterna alla comunità agrigentina. In questi giorni di commemorazione, l’Ossario è aperto, offrendo l’opportunità di ammirare l’opera e ricordare la sua storia straordinaria.

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