Quasi due anni non sono stati sufficienti per motivare la sentenza, il cui deposito era previsto in novanta giorni, con cui la Corte di Appello di Palermo ha condannato ad 1 anno di reclusione ciascuno Giuseppe Principato e Gaspare Triassi, funzionari dell’ufficio tecnico del Comune di Agrigento, per la morte di Chiara La Mendola, deceduta a 24 anni, nel dicembre 2013, in seguito ad un incidente stradale con lo scooter. La vicenda risale al dicembre 2013. Chiara stava percorrendo a bordo del suo scooter la via Cavaleri Magazzeni, quando prese una buca presente sul manto stradale profonda 12 centimetri.
In questi due anni non sono ancora state depositate le motivazioni della sentenza con la conseguenza del concreto rischio di prescrizione dei reati, oltre a portare al “congelamento” della causa civile per il risarcimento del danno. I familiari di Chiara La Mendola, per questo motivo, si dicono pronti a protestare e chiedono a gran voce l’intervento del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. “La morte di Chiara ha distrutto le nostre vite” dicono in un’intervista rilasciata al Tg5 andata in onda quest’oggi.
I due funzionari comunali sono accusati di omicidio colposo per non aver vigilato e segnalato il dissesto stradale. Il Tribunale di Agrigento condannò entrambi alla pena di un anno. “Al di là della fin troppo dichiarata mancanza di fondi, il Comune di Agrigento disponeva comunque di quelli necessari, oltre che del personale, della struttura e dei mezzi, per compiere quantomeno i piccoli lavori di manutenzione ordinaria, quali la copertura di una buca sull’asfalto o anche solo, appunto, per segnalare l’insidia agli utenti della strada”.
Così ha scritto il giudice di Agrigento Giuseppe Miceli nelle motivazioni della sentenza di primo grado. Verdetto di cui, in seguito, è stata decisa la conferma ma non sono state depositate le motivazioni con la conseguenza, che la vicenda non può approdare in Cassazione e resta tutto fermo.
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