La Madonna pensosa, che poggia il viso sul dorso della mano sinistra, con in grembo Gesù Bambino dormiente, quadro attribuito a Guido Reni o alla sua bottega, è forse una delle opere più intense e significative esposte al Mudia, il Museo Diocesano di Agrigento. Davanti a questo quadro, racchiuso in una cornice di madreperla, siede, assorta in contemplazione, una carabiniere donna.
È questa una delle immagini più significative della mostra “Virgo Fidelis, l’Arma dei Carabinieri e il culto della Madonna nel territorio di Agrigento”, a cura del fotografo Massimo Palamenghi, in collaborazione con la Curia e il comando provinciale dei Carabinieri.
Trentadue soggetti, in gran parte a colori, sono esposti fino al 6 gennaio prossimo presso il suggestivo Conventino Chiaramontano; immagini che descrivono il forte legame esistente tra i carabinieri e la Vergine, dal 1949 Santa patrona dell’Arma, attraverso un percorso non solo spirituale, ma anche artistico e culturale che si sviluppa sul territorio della città e della provincia, valorizzando i grandi tesori di arte sacra.
Le tele, le statue e, in alcuni casi, anche gli interni di alcune chiese, sono stati fotografati abbinati a simboli, uniformi e uomini dell’Arma dei Carabinieri, a volte addirittura gli stessi militari in servizio nelle caserme dei luoghi scelti come location.
E così, dalla Madonna dell’Itria di Favara del XVII secolo alla Cappella del Santissimo Rosario di Palma di Montechiaro, opera delle maestranze siciliane del XVII secolo, fino alla Madonna delle Grazie di Ravanusa o alla celebrata Madonna del Mirto di Villafranca Sicula, conservata nella chiesa omonima e realizzata nel Seicento, è tutto un susseguirsi di immagini di opere d’arte abbinate a carabinieri in alta uniforme o a particolari che fanno riferimento all’Arma.
C’è la suggestiva fotografia dei due carabinieri con il pastrano che risalgono la scalinata della Madonna del Monte di Racalmuto, la giovane carabiniera che regge il pennacchio rosso-blu all’interno della cattedrale del sale o i militari nel catino absidale della cattedrale di San Gerlando, di fronte al “Paradiso”, opera dell’abate Michele Blasco, pittore, architetto e decoratore saccense, fino alla “Madonna della luce”, splendido capolavoro esposto nel piccolo Mudia annesso alla Chiesa Matrice di Sciacca.
“Si tratta di un percorso di esperienze e di emozioni – spiega il colonnello Nicola De Tullio, comandante provinciale dei carabinieri – un’occasione per meglio conoscere le ricchezze artistiche e religiose di un territorio meraviglioso, vero e proprio museo vivente di storia e di cultura.”
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