
“Una questione di cuore e di testa” . La lingua di Vigata nelle opere di Andrea Camilleri. È il titolo
del concorso studenti promosso dall’Anp, dall’associazione nazionale dei dirigenti scolastici e dalla “Strada degli scrittori”. Il tema dell’evento, giunto alla sua seconda edizione, sarà oggetto di dibattito nell’incontro che si terrà a Burgio mercoledì 12 febbraio a partire dalle 9:30.
La manifestazione avrà luogo presso i locali dell’ex Stazione ferroviaria e sarà coordinata da Salvatore Picone e introdotta dal presidente della giuria del concorso Vito Ferrantelli, e da Alfio Russo, presidente provinciale dell’Anp. Ospiti dell’incontro e invitati all’incontro due illustri conoscitori dei temi afferenti la letteratura camilleriara, quali Rino Caputo, docente dell’università “Tor Vergata” di Roma e Salvatore Ferlita, docente dell’università “Kore” di Enna.
Previsti anche i saluti del sindaco di Burgio Francesco Matinella, dell’assessore alla Cultura Antonella Leo Visionario, del sindaco di Porto Empedocle Ida Carmina e del direttore della “Strada degli scrittori” Felice Cavallaro.
Numerosi i commenti di apprezzamento per l’evento, fra cui quella del sindaco di Burgio. “Con grande piacere – dice Matinella – ospitiamo a Burgio un incontro dedicato alla parlata siciliana di Andrea Camilleri, che è legata anche ai paesi dell’interno come Burgio. La città dedicherà al grande scrittore una piazzetta che somiglia ad un teatro a cielo aperto nel cuore del nostro paese”.
“Abbiamo voluto concentrarci sulla lingua di Andrea Camilleri – ha aggiunto Ferrantelli – per lanciare anche il concorso rivolto agli studenti italiani e stranieri che attraverso le opere di Camilleri possono concepire il dialetto come lingua delle emozioni”.
“Con il concorso della Strada degli scrittori invitiamo, come abbiamo fatto l’anno scorso con Sciascia, a leggere i libri degli scrittori, a studiarli, per poi portarli nei luoghi letterari, quelli veri, punti di riferimento culturali capaci di rilanciare anche l’economia del nostro territorio”- ha concluso Felice Cavallaro.