La democrazia è una astrazione, non è una certezza o un fatto compiuto; essa è un prodotto instabile, è la proiezione costante del conflitto tra le classi sociali. Nell’antica Grecia molti legislatori sono passati alla storia per aver fondato la democrazia; tra di essi il mitico eroe Teseo, Solone, Licurgo, Efialte ed infine Pericle senza però riuscirvi pienamente, perché c’è nella società un conflitto costante tra le classi sociali cui non consegue mai un equilibrio.
Sul tema della democrazia sviluppa una analisi molto approfondita il Prof. Giuseppe Gargano – medievalista, scrittore e docente di Letteratura italiana e latina – con una documentata e brillante relazione di storia e filosofia, sulla “Democrazia nella Magna Grecia: il caso emblematico di Elea”; la ricerca è inserita in seno al progetto “La mediterraneità della Magna Grecia”, redatto da Ambiente e Cultura Mediterranea ed in corso di sviluppo con Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025.
I tentativi che la cultura potesse portare alla democrazia sono stati sperimentati ad Elea; l’autore ci fa veleggiare nel tempo mediterraneo e ci riporta invero alle origini della democrazia nell’età di Pericle che segna il percorso filosofico dell’età successiva; Atene infatti è la polis in cui si dibatte il pensiero filosofico di Anassagora, filosofo anticipatore della “teoria atomistica”, secondo cui l’universo era composto da infinite piccole entità: i semi, e regolato dal Nous, la “forza intelligente, causa meccanica del divenire”. Pensiero filosofico che si sviluppa anche in uno spazio dialettico poco consueto alla filosofia quale è il modello urbanistico della polis elaborato nel V secolo da Ippodamo da Mileto; quest’ultimo, secondo Gargano, riconsidera la forma urbis di Atene trasferendo la civitas hominum nella civitas lapidum, per ideare la polis democratica. L’obiettivo è la democrazia. Si sviluppa, cioè, un percorso concettuale ove la democrazia trova una sua affermazione anche in ragione della struttura urbana; ovvero un modello urbano che prefigurava l’ordine sociale composto dalle tre classi di agricoltori, artigiani e armati. Una democrazia cui Pericle fa partecipare tutti gli ateniesi coinvolgendoli in un vasto programma di lavori pubblici.
L’autore ripercorre poi tutta una serie di episodi storici che hanno interessato la colonizzazione greca del Mediterraneo occidentale per focalizzare l’attenzione su Parmenide di Elea, fondatore della Scuola eleatica. Il filosofo, nel riferirsi alla città di Atene, considera la stessa come massima espressione della democrazia e immagina la divinità Atena come la dea della pace e della scienza e la sua Elea è guidata da due divinità che ne influenzano la democrazia: Themis che figura la legge e Dike la giustizia. La legge e la giustizia furono ritenute dai sofisti le basi per tratteggiare una “scienza della politica”, considerate in età moderna espressioni della volontà popolare.
In Elea, narra il Prof. Gargano, la cultura poté gestire il potere con la partecipazione dei filosofi; e Parmenide fu per più volte il primo prìtano della città (equiparabile all’attuale carica di Sindaco) che fu poi guidata dall’altro grande filosofo eleatico Zenone che sacrificò la propria vita per salvare la democrazia ad Elea minacciata da un tiranno. Sia Parmenide che Zenone sono stati i massimi rappresentanti della Schola eleatica, ma al tempo stesso anche gli unici filosofi rappresentativi di una cultura che è stata in grado per anni di gestire il potere. Un tentativo quest’ultimo provato per ben tre volte da Platone per Siracusa, ma mai riuscito. Ciò nonostante, la Magna Grecia e la Sicilia hanno fornito un contributo notevole di pensiero filosofico e scientifico per il miglioramento delle condizioni della società; l’indagine storico-filosofica di Giuseppe Gargano offre interessanti spunti di riflessione sulla cultura della Magna Grecia che ben si relazionano con Agrigento Capitale 2025.
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