Al centro dell’inchiesta della Procura di Agrigento ci sono presunte irregolarità legate al funzionamento del depuratore situato in contrada Alongi. Il sindaco di Aragona e presidente del Libero Consorzio di Agrigento, Giuseppe Pendolino, finisce a processo insieme ad altri sette imputati nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza uno smaltimento illecito di rifiuti e scarichi di acque reflue nel fiume Platani. Si è concluso il predibattimento davanti il giudice del tribunale di Agrigento, Giuseppe Sciarrotta, un’udienza filtro in cui il giudice è chiamato a valutare tutti gli elementi alla base dell’azione penale. Il processo si aprirà il prossimo 13 novembre davanti il giudice monocratico del tribunale di Agrigento, Nicoletta Sciarratta.
Sul banco degli imputati, oltre al sindaco Pendolino, altre sette persone: si tratta di Luigi Virone, 69 anni; Salvatore Chiarelli, 72 anni; Rosario Monachino, 67 anni; Filippo Curallo, 56 anni; Angelo Terrana, 63 anni; Salvatore Rotulo, 60 anni; Michele Cacciatore, 62 anni. Il giudice Sciarrotta, nel corso dell’udienza predibattimentale, ha escluso Legambiente dalle parti civili per tardività nella richiesta di costituzione. Le persone offese, un’azienda e una famiglia con l’assistenza dell’avvocato Floriana Salamone al fine di un eventuale risarcimento a causa delle esalazioni e degli odori per il non corretto funzionamento del depuratore.
Agli imputati, a vario titolo, vengono contestati reati ambientali e, in particolare, l’aver “aperto o comunque effettuato scarichi di acque reflue industriali, senza autorizzazione, superando così i limiti per i parametri Escherichia Coli e Solidi Sospesi” e per aver “in assenza di autorizzazione smaltito i residui provenienti dallo scarico all’uscita presso il Vallone Alongi nel fiume Platani”.
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