I pubblici ministeri della Dda di Palermo, Claudio Camilleri, Francesca Dessì e Maria Pia Ticino, hanno chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di 9 persone coinvolte a vario titolo nell’inchiesta che lo scorso luglio ha fatto luce sulla riorganizzazione della famiglia mafiosa di Sciacca, ma anche sui rapporti con politica e imprenditoria del territorio agrigentino. L’udienza preliminare è in corso di svolgimento davanti al gup Carmen Salustro. A tre dei nove indagati viene contestata l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Si tratta di Domenico Friscia, 61 anni, ritenuto il nuovo capomafia di Sciacca; Giuseppe Marciante, 37 anni, ritenuto la mente imprenditoriale del clan e Michele Russo, 45 anni, entrambi saccensi. Tra gli indagati c’è anche Maurizio Costa, 64 anni, di Favara, ex responsabile della Protezione civile in provincia di Agrigento. Il dirigente è accusato di corruzione per una vicenda legata all’imprenditore Marciante.
Secondo l’accusa, avrebbe attestato falsamente il possesso di una certificazione dell’azienda indispensabile per avere l’appalto per la costruzione dell’Hub vaccinale di Sciacca. In cambio la ditta avrebbe svolto a casa sua lavori di giardinaggio e opere di consolidamento. Agli atti anche altri affidamenti diretti: dai lavori per lo sgombero e ripristino del manto stradale a Lucca Sicula e Caltabellotta arrivando anche all’intervento di recinzione della famosa Scala dei Turchi di Realmonte. Il tribunale del Riesame, poche settimane dopo, annullò l’arresto di Costa. Altri due indagati sono accusati di scambio elettorale politico-mafioso. Si tratta di Vittorio Di Natale, 49 anni, ex consigliere comunale, e Rosario Catanzaro, 65 anni.
La famiglia mafiosa di Sciacca avrebbe anche tentato di condizionare l’andamento delle elezioni nel 2022. Il boss Friscia avrebbe incontrato Di Natale, un tempo in Forza Italia con cui provò ad entrare all’Ars, per poi candidarsi con la lista Onda al consiglio comunale. Ottenne 305 voti ma non fu eletto. A siglare l’accordo, secondo l’accusa, fu Rosario Catanzaro. Infine ad altri tre indagati è contestata l’accusa di favoreggiamento aggravato per aver aiutato uno degli indagati ad eludere le investigazioni. Sono Giuseppe Frangiamore, 36 anni, di Agrigento; Michele Galluzzo, 52 anni, e Antonina Friscia, 79 anni, entrambi di Sciacca.
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