Dopo una serie di incontri via telematica con tutti i presbiteri dei 15 vicariati in cui è suddivisa l’arcidiocesi, a cui poi è seguito un incontro specifico con i soli vicari foranei, è appena stato emanato, a firma dell’arcivescovo coadiutore don Alessandro Damiano, un comunicato ufficiale sugli “Orientamenti” che tutti gli operatori pastorali (ed in primis dai Parroci) devono tenere presenti, per il completamento della preparazione ed essere ammessi a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana; cioè il Battesimo, la prima Confessione e Comunione, e la Cresima.
Anzitutto, preliminarmente, è consigliato un atteggiamento positivo di fiducia e di speranza, ancora più necessario con il protrarsi dell’emergenza , per essere più vicini alla gente e potere meglio sostenere ogni forma di povertà spirituale e/o materiale.
Riguardo poi alla scelta della data, anzitutto il discernimento da parte del Parroco, che però non mancherà di ascoltare i catechisti che hanno curato la preparazione e le famiglie, oltre al necessario coinvolgimento “attivo” dei candidati da impegnare durante la preparazione, anche in esperienze concrete e pratiche sul piano liturgico e caritativo, pur senza disattendere le particolari restrizioni del momento a causa dei contagi del coronavirus.
Chiaro allora che, per quanto possibile, non bisogna limitarsi alla sola catechesi a distanza via telematica; importante pure l’intesa tra le parrocchie dello stesso territorio e comunitariamente l’intesa con il Centro Liturgico diocesano.
A monte di tutto comunque evitare che “la scelta sia motivata dall’ansia di “recuperare” le celebrazioni sospese”, a ancora di più che non sia “condizionata dalla pretesa dei candidati o dalla pressione delle famiglie”.
Insomma, bisogna procedere con senso di “responsabilità”, “prudenza” , e sicuramente, – magari con “tempi e modalità diversi in base all’andamento dei contagi” – “ ai percorsi effettivamente compiuti dalle singole parrocchie”.
Ed infatti alla fine viene letteralmente detto: “Nel massimo rispetto delle norme per il contenimento della pandemia, si prevedano eventualmente più celebrazioni per piccoli gruppi, senza rinunciare — per quanto possibile — alla dimensione comunitaria, che non si può limitare alla presenza di pochi familiari. Per quanto ciò che avviene prima e dopo la celebrazione non ricada sotto la diretta responsabilità dei parroci, si curi di raccomandare la dovuta prudenza, affinché la lodevole esigenza di festeggiare non diventi — come può ragionevolmente accadere — occasione di contagio”.
Ed a nessuno sfugge la sottolineatura finale in cui, in maniera sfumata ed elegante, ma chiara e precisa, si invita a non trasformare la comprensibile “lodevole esigenza di festeggiare”, in “occasione di contagio”. Cosa che può accadere e che perciò, proprio perché concretamente possibile, bisogna far di tutto che non accada.
Tenendo conto di questi orientamenti, tutti gli operatori pastorali, ed “in primis” i Parroci, sono sollecitati a dare una risposta alla sfide di questo tempo, sicuramente nella linea di un nuovo modo di essere Chiesa, in un contesto sociale sicuramente profondamente cambiato.
Ed in questo senso, circolano anche diverse recenti pubblicazioni sul “credere dopo la crisi”, come imparare un nuovo modo per parlare di Dio e rapportarci con Lui, in uno stile diverso di Chiesa, con un’agenda pastorale diversa, all’insegna di una spiritualità incarnata nella vita di tutti i giorni.
Certamente il ritmo abituale quasi standardizzato della vita ecclesiale pastorale così come è stato sino ad ora, risulta non solo provocato, che sarebbe il minimo ! ma profondamente sconvolto, e addirittura annullato.
E quindi la necessita, davvero forse provvidenziale, di ripensare il nostro essere Chiesa. Con il ministero specifico di ciascuno, rileggere e rivedere la nostra esperienza, in modo da reinterpretare ed impostare tutto in modo radicalmente nuovo.
Una cosa che umanamente sembra impossibile ! ma che con l’aiuto, la luce e la forza dello Spirito, che forse avevamo un po’ troppo abbandonato, ci farà sentire tutti impegnati in uno sforzo umano di fantasia pastorale creatrice, per ripartire in un modo davvero del tutto nuovo.
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