Quando la notte è dei giovani
In discoteca, tra drink e fumo, c’è anche chi si diverte
Eccoli là. Hanno 15, 16 anni ma sembrano donne e uomini navigati. Il trucco, a tratti sgargiante, quasi volgare, ricopre il viso delle ragazzine, poco più che bimbette. L’abito è quello della festa, con le paillettes, le minigonne, le scollature vertiginose, i tacchi a spillo. I ragazzi, avvolti nei loro cappotti rigorosamente grigio o nero, profumano di dopobarba ma, in alcuni casi, la barba non c’è. Eppure, è il popolo dei giovani. Quei giovani che escono da casa quando gli adulti dormono o quasi, quando le lancette hanno segnato la mezzanotte già da un pezzo. Sguardi sicuri e avanti a passo svelto verso il party del sabato sera, pieni di voglia di divertirsi, di avere cento, mille occhi puntati addosso, con la voglia di trasgredire e sentirsi grandi, magari con un drink in mano, una sigaretta (se va bene) nell’altra. Siamo in fila per entrare in una delle discoteche dell’agrigentino.
“Le donne entrino da quella parte – avvertono – In fila restino i ragazzi”.
Timbro sulla mano. Entriamo.
I barman sono già al lavoro per servire i clienti accalcati dietro il bancone. La pista, nonostante la musica, è ancora vuota. “E’ presto – dice qualcuno – non si comincia prima dell’una”. I buttafuori vigilano sulla gente, controllano che tutto proceda per il meglio. Tre ragazzine, nascoste tra la gente, accendono uno spinello e se lo passano tra loro, tenendo sott’occhio i buttafuori. Qualcuno accende una sigaretta, tenendola bassa “così non si vede”. Il bicchiere con il cocktail è da tenere rigorosamente in mano. Nelle toilette le ragazze cantano, parlano tra loro. Qualcuna prova un passo di danza e lancia il giubbotto sul piano d’appoggio dei lavabi mancando l’obiettivo. All’improvviso una canzone. Il popolo dei giovani si riversa in pista e si aprono le danze. Ok, la serata è cominciata. Il locale continua a riempirsi. Fuori i ragazzi sono ancora in fila, con i loro profumi e i cappotti scuri. In un’altra location agrigentina c’è un bagno che i buttafuori tengono sotto stretta sorveglianza poiché è il luogo preferito da chi fa uso di sostanze stupefacenti. Un ragazzino viene fermato e invitato ad allontanarsi. Non ha nemmeno quattordici anni. Quella è una serata dedicata ai giovanissimi. Una platea di tredicenni che sembrano adulti, alcuni dei quali accompagnati dai genitori. Si beve, si fuma. Noi continuiamo il nostro giro. Ancora un’altra discoteca. Luci colorate e musica ad alto volume, la pista affollata, il bancone del bar un po’ meno.
Il dj passa i successi del passato
Quando il dj passa ai brani storici della disco dance, i ragazzi esultano e si scatenano. Il contorno è sempre lo stesso: ragazzini che fanno gli adulti e adulti che, invece, vorrebbero tornare indietro nel tempo ma restano impantanati nel 2019. Li chiamano “gli sfigati”. Tra un giro di drink e una sigaretta, la notte scorre in fretta. Attenzione però, perché tra chi beve e fuma, c’è anche chi va in discoteca semplicemente per divertirsi e per ballare.
Le serate, però, si misurano con il termometro dell’alcol.
I gestori dei locali guardano al bancone, non sempre pieno, con occhi preoccupati: una “serata è riuscita” quando il bar incassa. Certo, l’uso di sostanze alcoliche aumenta il rischio di risse, com’è successo la notte tra sabato e domenica. Ma tant’è. Il gioco vale la candela. Poco prima dell’alba, i ragazzi fanno rientro a casa. Entrano in punta di piedi. Papà e mamma dormono. “Se si svegliano sono nei guai…. Sentirebbero l’odore dell’alcol, del fumo”. Piano piano, via il rossetto rosso, ecco il pigiama con gli orsetti. La testa sul cuscino. Il sapore dell’ultimo cocktail ancora in bocca.