I magistrati Dda di Palermo hanno chiesto il rinvio a giudizio di 35 persone coinvolte nell’operazione antimafia “Hesperia” dei carabinieri di Trapani. L’indagine ha accertato i legami tra la mafia trapanese e quella agrigentina, con un episodio di estorsione di cui sarebbe rimasto vittima un commerciante di Porto Empedocle. La prima udienza preliminare, davanti al Gup del Tribunale di Palermo Ermelinda Marfia, si terrà il prossimo 2 febbraio. Nel blitz sono state arrestate 33 persone: 21 in carcere e 12 ai domiciliari. Tra loro, molti nomi noti della criminalità organizzata di Marsala, Campobello di Mazara e Castelvetrano, ma anche volti nuovi.
L’indagine nasce dagli sforzi investigativi diretti alla cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro. “Io ti dico una cosa, iniziando da oggi e fino a sabato mi vedi arrivare o sotto la tua casa o alla pescheria, e ti picchio con due viriate”, le minacce all’imprenditore empedoclino, che si occupa del commercio di pesce. Il presunto mafioso di Mazara, Vito Gaiazzo, minacciava così al telefono l’imprenditore di Porto Empedocle che temporeggiava per pagargli il pizzo.
Il pescivendolo, al quale il trapanese prospettava di colpirlo con la frusta di legno che si usa per i cavalli, inizia a balbettare e promette di vendere la pescheria pur di consegnargli i soldi dovuti per fare fronte alle esigenze della cosca di Mazara dove l’imprenditore ittico operava. Gaiazzo, insieme a Nicolò e Bartolomeo Macaddino, hanno pressato l’empedoclino per mesi costringendolo, alla fine, a pagare almeno 5.000 euro.
Avrebbero stretto legami con Valentino Messina, mafioso e pescivendolo di Porto Empedocle, nonchè fratello dell’ex capomafia Gerlandino, e Alessandro Siragusa, detto Caluzzu Pipituni, già condannato per mafia nell’operazione “Fortezza”. Siragusa cercherà di mediare ma l’atteggiamento dilatorio della vittima, che non riesce a vendere la pescheria per trovare liquidità, spazientisce i trapanesi. Nell’inchiesta anche altri legami con la famiglia mafiosa di Favara. Anche in questo caso, anello di congiunzione fra le due province era Franco Luppino che, nel mese di giugno 2020, conferiva specifico incarico a Piero Di Natale affinché “incontrasse e interloquisse con Giuseppe Sicilia”.
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