Tre grandi tragedie classiche firmate da Gabriele Vacis arrivano nei borghi sicani per il progetto “Nostos”
NÓSTOS – PAROLE DEL MITO NEI BORGHI DEL MITO #2
26 – 27 – 28 settembre | Joppolo Giancaxio, Santa Elisabetta, Sant’Angelo Muxaro (AG)
Un grande regista interprete del nostro tempo, come Gabriele Vacis porta il suo lavoro contro ogni guerra, in tre borghi sui Sicani: sarà infatti “Meditazione su Prometeo” del collettivo PoEM, a inaugurare domani – venerdì 26 settembre – alle 18 a Santa Elisabetta (AG) il secondo capitolo di Nóstos – Parole del mito nei borghi del mito, progetto teatrale diffuso, rito collettivo che attraversa tre borghi dell’Agrigentino, Santa Elisabetta appunto, Joppolo Giancaxio e Sant’Angelo Muxaro, comunità lontane dai circuiti turistici, che riscoprono radici, voce e memoria; tre giornate per tornare là dove è nato il mito.
Nelle piazze e nei vicoli del borgo, un Cristo di oggi offrirà il suo aiuto agli uomini: il mito di Prometeo racconterà di un tempo lontano in cui un Titano si volse verso la comunità e decise di offrire il suo aiuto. Ma Zeus non gradì l’atto e incatenò Prometeo su una rupe: qui lo verranno a trovare le Oceanine e il loro padre, Oceano, e poi la vergine Io, per ultimo Hermes. C’è chi lo raggiunge per scelta e chi ci capita, ma in entrambi i casi questi incontri sembrano essere più delle visioni che dei veri e propri dialoghi. Prometeo racconta ciò che è successo, tesse le fila di un racconto antico, rivendica il suo diritto alla libertà e la giustezza della sua ribellione. È il cuore di questa performance itinerante del Collettivo PoEM, Potenziali Evocativi Multimediali, con cui Gabriele Vacis traccia un filo tra passato e presente, anche per parlare di guerre, conflitti, riarmo.
Seguiranno poi sabato (27 settembre) a Joppolo Giancaxio, la performance “Meditazione su Le Fenicie” e infine domenica 28 a Sant’Angelo Muxaro, “Meditazione su Sette a Tebe”, altri capitoli che tengono ben presente il tema della guerra, delle voci di chi è costretto, da esule, a lasciare la propria terra, e della richiesta comune di pace. Tutti e tre preceduti da laboratori (dalle 15.30 alle 17) con i residenti. In scena, Davide Antenucci, Erica Nava, Andrea Caiazzo, Edoardo Roti, Enrica Rebaudo, Lorenzo Tombesi, Eva Meskhi, Roberto Tarasco.
Il progetto, ideato da Laura Anello, giornalista e presidente della Fondazione Le Vie dei Tesori, è promosso dai tre Comuni, inserito nel metaprogetto di rigenerazione culturale e sociale “Mitologia, Storia e Tradizioni: rigenerazione dei borghi della Valle dell’Akragas”, finanziato dal PNRR – M1C3 – Investimento 2.1 “Attrattività dei borghi – Linea B”. La partecipazione gratuita agli spettacoli e ai laboratori è gratuita, prenotazioni aperte su www.nostos.info Per informazioni: +39 389 2350723 – [email protected]
IL PROGRAMMA NEI TRE BORGHI
Venerdì 26 settembre ore 18 – Santa Elisabetta
Sulle orme di Prometeo, il titano che rubò il fuoco agli dei
Un Cristo di oggi che offre il suo aiuto agli uomini: il mito di Prometeo racconta di un tempo che viene prima del tempo, di uno spazio che non è uno spazio. E questa “Meditazione su Prometeo”, performance itinerante del Collettivo PoEM, Potenziali Evocativi Multimediali, con la regia di Gabriele Vacis, lo rende un uomo di oggi con le sue paure, le debolezze, la voglia di emergere. Il titano ha rubato il fuoco agli dèi per donarlo agli umani, per questo Zeus lo punisce inchiodandolo a una rupe ai confini del mondo, in Scizia. Lì, sofferente ma non del tutto vinto, riceve delle visite: le Oceanine e il loro padre, Oceano, e poi la vergine Io, per ultimo Hermes. Prometeo racconta ciò che è successo, tesse le fila di un racconto antico, rivendica il suo diritto alla libertà e la giustezza della sua ribellione.
Sabato 27 settembre ore 18 – Joppolo Giancaxio
Le Fenicie e la follia della guerra
Il Collettivo PoEM, Potenziali Evocativi Multimediali, guidato da Gabriele Vacis, immerge “Le Fenicie”, la tragedia cantata da Euripide, in un grumo di contemporaneità, stavolta sulla scia di una domanda: che alternative abbiamo alla lotta? In questa “Meditazione su Fenicie” da una parte ci sono gli uomini, Eteocle e Polinice, che non conoscono altra possibilità alla guerra. Dall’altra ci sono le donne che suggeriscono altre strade. C’è Giocasta, la madre, che fa incontrare i fratelli con la speranza di sanare il conflitto dialetticamente. Ma fallisce. I due, come sappiamo, si uccidono l’un l’altro. C’è il coro fatto di giovani donne fenicie, quelle che rischiano di più. Donne che tracciano le vie per abitare la tragedia, che cantano, pregano, raccontano. Emily Dickinson ha scritto: “L’acqua si impara dalla sete. / La terra, dagli oceani attraversati. La gioia, dal dolore. / La pace, dai racconti di battaglia”.
Domenica 28 settembre ore 18 – Sant’Angelo Muxaro
I Sette a Tebe, una tragedia che parla al presente
È lo spettacolo del Collettivo PoEM, Potenziali Evocativi Multimediali, guidato da Gabriele Vacis, che in questo momento sta ottenendo maggiore successo in tutta Italia: nel caso del borgo sicano, i giovani attori partiranno dalla tragedia di Eschilo “I Sette contro Tebe” per trovare un bandolo che la ricolleghi al presente, trovandolo nei conflitti aperti, nella mancanza di memoria collettiva, nell’attesa della guerra che pare improcrastinabile. In un mondo dove si marcia per la pace, il conflitto rimane una delle strade che più si percorrono per “risolvere” situazioni all’apparenza irrisolvibili. La parola “riarmo” genera accesi dibattiti, ancora conflitti. In molte tragedie classiche a un certo punto compare la domanda che sta alla base di questa meditazione collettiva: “Come è cominciato tutto questo?” Eteocle e Polinice sono gemelli. Il tempo in cui giocavano fuori dalla reggia, con le spade di legno, è finito e adesso sono uomini, impugnano armi vere. Avrebbero dovuto governare su Tebe un anno ciascuno, ma dopo il primo mandato Eteocle rifiuta di consegnare il potere a suo fratello. Polinice pretende che gli accordi vengano rispettati. Eteocle adora comandare, non molla. Polinice mette su un esercito di argivi e dichiara guerra a Tebe, alla sua città, a suo fratello. Questa “Meditazione su Sette a Tebe” racconta la vigilia della guerra, non le conseguenze, ma la paura.
Prima della narrazione partecipata che prende spunto dalle tragedie classiche – già portate in scena da PoEM – saranno aperti altrettanti laboratori al territorio, dalle 15,30 alle 17. In scena gli artisti Davide Antenucci, Erica Nava, Andrea Caiazzo, Edoardo Roti, Enrica Rebaudo, Lorenzo Tombesi, Eva Meskhi, Roberto Tarasco.
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