Come l’anno scorso, anche quest’anno il 1° Maggio viene celebrato , da parte dei sindacati , con poca enfasi e senza organizzare manifestazioni con le lavoratrici e lavoratori , salvo minime celebrazioni e con limitazioni dovute al Covid -19. Questo però non significa spegnere i riflettori sulla giornata, una ricorrenza che si celebra per ricordare le lotte di chi ci ha preceduto, dare dignità e diritti ai lavoratori e ricordare che senza lavoro non c’è futuro e progresso. Come in ambito nazionale, anche ad Agrigento i segretari provinciali delle tre maggiori organizzazioni sindacali lanciano lo slogan: “Italia Si Cura con il Lavoro”. “E’ fuor di dubbio – dicono Alfonso Buscemi, Emanuele Gallo e Gero Acquisto (Cgil, CISL e UIL)- che la ripartenza in sicurezza, incentivando la campagna vaccinale e mettendo in campo misure che possano creare lavoro, sia l’unica strada per far uscire i nostri territori da questa situazione di paralisi economica. Il lavoro deve tornare ad essere al centro dell’azione politica ed amministrativa, ma questo deve avvenire in assoluta sicurezza, perché non possiamo continuare a parlare, con cadenza giornaliera, di morti cosiddette bianche. Occorre eliminare il divario sociale e potenziare la sanità visto che molti nodi, in questo anno di Covid 19, sono venuti al pettine; al contempo, bisogna riaprire quanti più cantieri possibili. Ci auguriamo – continuano Acquisto, Gallo e Buscemi – che nel definire il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza si ascoltino le Parti Sociali e si tenga conto del Sud e delle misure necessarie al suo rilancio.” Centrale resta la sicurezza sul lavoro: “Lavoro sicuro, sia dal punto di vista del contrasto al contagio da Covid, sia dal punto di vista dei requisiti di sicurezza nei luoghi di lavoro e, dunque, i relativi controlli sono le priorità, ancor più oggi. Nell’agrigentino, sono oltre 30 mila le persone in cerca di occupazione: giovani, donne, cinquantenni che hanno perso l’occupazione e che fanno fatica a trovare un posto. “Il Covid ha allargato ulteriormente la forbice tra chi aveva tanto e chi possedeva poco o nulla – continuano Acquisto, Gallo e Buscemi – e, se non si fa nulla per rimediare, il rischio che ci siano delle rivolte sociali è dietro l’angolo. Pensiamo ai diversi lavoratori in nero, i cosiddetti ultimi, tranne qualche eccezione, non sono mai stati tenuti in considerazione. Il rischio è che queste persone, per bisogno o per disperazione, possano rappresentare delle armi in più della criminalità organizzata.
Bisogna pensare al futuro di tanti lavoratori stagionali, dalle nostre parti la crisi ha messo in ginocchio settori che prima erano trainanti: turismo, enogastronomia, l’industria in generale e il settore del commercio”.
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