Collaborare insieme e rimboccarsi le maniche. E’ l’invito che il prefetto di Agrigento, Filippo Romano, ha rivolto agli amministratori locali, nell’aula Sollano di Palazzo dei Giganti. L’esponente dell’Ufficio Territoriale del Governo ha annunciato che incontrerà tutti i consigli comunali della Provincia e ha anche parlato di temi “caldi” per il territorio agrigentino: sicurezza, organizzazione della Capitale della Cultura 2025, contrasto dell’individualità in favore del bene collettivo. Per il neo Prefetto, “potere significa poterle fare le cose. Nella mia carriera professionale ho visto consigli comunali che non riuscivano a prendere decisioni perché prevaleva l’individualità rispetto al collettivo. In Consiglio comunale è bello far bella figura, vincere sull’avversario che dice una cosa in maniera meno intelligente e metterlo in difficoltà. Certo questo fa parte della politica, però poi alla fine “potere” significa poterle fare le cose. Non è il caso vostro, ma nella mia carriera ho vissuto consigli comunali che non riuscivano a prendere decisioni perché prevaleva l’individualità rispetto al collettivo.” Nel parlare del “potere” il prefetto ha ricordato il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa: “Un uomo – ha detto Romano – che visse da Carabiniere e morì da Prefetto. In un suo discorso tenuto nelle vesti da Prefetto, disse che la parola “potere” non è soltanto un sostantivo, ma anche un verbo. E lui lo riferiva alla popolazione di Palermo oppressa dei primi anni 80. Diceva che il potere dovrebbe significare anche potere parlare, poter esprimersi, potere camminare serenamente, poter ridere. Diceva proprio così: potere ridere, in una terra che era oppressa anche nell’umore, per cosi dire nella capacità di godere la vita. Potere significa per le ragazze potere uscire la sera tranquille, significa per le donne potere immaginare che non avranno mai dal marito, dal loro compagno, qualcosa di male”. Poi ha aggiunto: “Potere significa esprimere i diritti dei cittadini, che sono vigilati e tutelati dalle forze di polizia. Ma non solo, potere significa anche riuscire a fare le cose. Potere significa poter realizzare un 2025 degno di nota”. E qui ha rivolto un appello al sindaco Francesco Miccichè affinché la macchina organizzativa possa presto essere realtà .
Alla luce di quanto espresso dal Prefetto, Filippo Romano, il Codacons, con Giuseppe Di Rosa, su Agrigento Capitale della Cultura, chiede “trasparenza, una adeguata regolazione dei rapporti tra i partner, l’organizzazione dei processi decisionali, un serio monitoraggio sulla qualità amministrativa e sugli atti che si produrranno, sull’impatto concreto e reale che si genererà, sulla gestione economico-finanziaria delle risorse pubbliche e private nell’interesse prevalente della città di Agrigento e dei suoi cittadini. Codacons lavora e s’impegna tutti i giorni con professionalità, impegno e dedizione per tutto questo e per vigilare sui processi più importanti e impattanti sulla qualità della vita di chi lavora, vive e attraversa la Comunità agrigentina.
Agrigento e tutto il suo territorio vive una condizione socio-economica difficilissima, complessa, problematica. Agrigento rimane stabilmente relegata nelle ultime posizioni in tutte le classifiche che provano a rappresentare la “qualità della vita” nel nostro Paese.
Codacons vuole continuare a mantenere un atteggiamento di fattiva collaborazione verso tutte le istituzioni pubbliche, ma chiede alle stesse per competenza risposte rapide, efficaci e, soprattutto, di merito su tutte le numerose questioni ad oggi pericolosamente ancora aperte.”