Questo periodo passerà e ci rialzeremo più forti di prima, il futuro è nelle nostre mani, mani che devono essere responsabili, concrete e consapevoli ma soprattutto corrette, solo così si potrà porre fine a questa pandemia. Ma, appunto, serve responsabilità da parte di tutti. In questi mesi sono stati diversi gli appelli lanciati, soprattutto ai giovani. Durante questa estate ne stiamo vedendo di tutti i colori: discoteche, apericene, locali notturni affollati, assembramenti di ogni tipo. Occorre attenzione! Una premessa alla riflessione di Federico Bellavia.
Eccola:
“Sono passati ormai 517 giorni da quell’11 Marzo 2020, giorno in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara ufficialmente lo stato di pandemia. Ufficialmente più di un anno, un ricco anno, caratterizzato da diversi alti e bassi, aumenti e diminuzioni dei contagi, vaccini e no-vax, tamponi, passi avanti e passi indietro, ondate di positivi, negazionisti e complottisti, viaggi e chiusure delle frontiere, manifestazioni, proteste.
Una pandemia che, in un periodo storico caratterizzato da discriminazioni e differenze di classe/genere, non si è fatta di questi problemi, colpendo indistintamente e senza distinzione un mondo intero.
Una situazione che, solo inizialmente, ha diffuso uno spirito di collaborazione e solidarietà globale sotto ogni aspetto in una lotta contro un nemico comune che, seppur “Invisibile”, ha registrato numeri tragici e importanti.
Tuttavia col tempo tutto ciò è andato a svanire, sostituito da un egoismo e da un menefreghismo, solo in piccola parte giustificabile, che la pandemia ha generato in ognuno di noi.
Maggiori problemi continuano a riscontrarsi, esattamente come un anno fa, con l’arrivo della calda stagione, inizio del ‘Liberi tutti’, immagine della stanchezza comune di quarantene e periodi in casa ma contemporaneamente inizio di una ricaduta quasi scontata.
Risulta infatti un aumento già avviato dei contagi dovuti, nella maggior parte dei casi, ai numerosi viaggi all’estero o alle molteplici serate di musica estiva, sulla spiaggia o nei locali che sia. Ed è dunque consequenziale imputare nei giovani la causa e il mezzo di diffusione del virus più attivo.
Sarebbero da giustificare i giovani? Sarebbero da capire, da comprendere o da ascoltare? O solo da rimproverare? O addirittura bloccarli ulteriormente?
Parlo da giovane che come tutti ha vissuto un anno e mezzo chiuso in casa, che frequentando l’università non ha mai neanche avuto la possibilità di assaporare le aule, conoscere una vita vissuta per pochi mesi o frequentare coetanei in un percorso di studi che seppur personale, vive di comunità e assembramenti.
Parlo da giovane che ha vissuto il passaggio dalla minore alla maggiore età senza accorgersene e che si ritrova ad ereditare un contesto globale già di per se ricco di problemi e che vedrà le cause di questi anni solo successivamente quando gli sarà richiesto di trovare una soluzione senza magari aver ricevuto delle basi necessarie.
Parlo da giovane che non ha avuto possibilità di viaggiare, di conoscere e di incontrare e affrontare nuove culture, nuovi posti e nuove persone per poter arricchire il proprio bagaglio culturale e sconfinare dalle quattro mura che gli si sono chiuse attorno.
Parlo da giovane che vive di amicizie, di frequentazioni e di contatto umano, da giovane che da definizione è un “Animale Sociale” e che di sociale ha ormai poco.
Parlo da giovane che, prima di questa pandemia, si sentiva criticato per la sua continua “socialità” online che distaccava dalla realtà, che bruciava la mente ma che oggi ha aiutato qualsiasi persona, di qualsiasi età, a mantenere la propria vita un po’ più reale permettendoci di mantenere rapporti, e soprattutto di sentirci più vicini seppur fisicamente lontani.
Parlo anche da giovane che ha voglia di godersi i suoi anni più belli, da giovane che vuole uscire con gli amici, andare a ballare, stare fuori fino all’alba e tornare a casa dopo colazione, stare in mezzo alla gente e conoscere continuamente persone nuove, andare a concerti, al teatro, allo stadio e godere della collettività.
Parlo anche da giovane responsabile, consapevole che tutto ciò risulta ad oggi poco fattibile, e probabilmente ancora lontano, costretto a doversi limitare, a doversi rifugiare ancora in casa e a doversi forzare di crescere ancora prima del dovuto.
Parlo da giovane che pensa a chi sta a casa, pensa a proteggere loro più di me a costo di mettere da parte le proprie esigenze e i propri desideri e che aspetta la luce in fondo ad un tunnel che sembra non finire mai.”
E noi concludiamo: il prossimo 16 giugno la Sicilia pare passi dalla zona Bianca a quella gialla, non sarebbe il caso di sospendere tutte le iniziative occasione di assembramento?