Disposizioni dell’Arcivescovo sulle celebrazioni della Settimana Santa.
La data è quella di ieri, 27 marzo e come era da prevedere si tratta di disposizioni che fanno sì che quella di quest’anno, in tempo di coronavirus, anche nell’agrigentino, sarà una Settimana Santa particolare, da ricordare.
Naturalmente nessuna sorpresa! C’era da aspettarselo che le disposizioni del nostro Pastore don Franco non si discostassero in nulla dalle disposizioni che il Vaticano aveva dato in data 25 marzo u.s. e che la Presidenza della CEI d’intesa con la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha confermato.
Confermata implicitamente la chiusura delle chiese, si chiede espressamente ai fedeli di unirsi alla preghiera dalle proprie abitazioni, anche attraverso le trasmissioni – “che dovranno essere in diretta e mai in differita”. E sarà compito del parroco far conoscere l’orario delle celebrazioni ai propri fedeli per consentire di “unirsi da casa alla preghiera“.
Un’incombenza del parroco questa di far conoscere gli orari, che fa subito pensare che i fedeli potranno scegliere !… una delle celebrazioni mandate in diretta da canali nazionali, come per esempio TG2000, oppure una celebrazione del proprio ambiente, con particolare attenzione, eventualmente, a quella della propria parrocchia, laddove questo, la singola parrocchia riuscirà ad attuare.
Poi, “rispettando in modo obbligatorio le misure sanitarie, a partire dalla distanza fisica”, don Franco, al fine di “uno svolgimento dignitoso della celebrazione” ricorda e suggerisce che è possibile la presenza di “un diacono, un ministro all’altare, un organista, un cantore, un lettore e un operatore per la trasmissione televisiva o radiofonica”.
Figura quest’ultima davvero necessaria proprio in caso di diretta radiofonica o televisiva, via Facebook o quant’altro, con tecniche che proprio in questi giorni ( – costretti come si è, per evitare il contagio del coronavirus a restare a casa) – specie da parte dei più giovani, si vanno diffondendo e sperimentando, per la scuola con la didattica a distanza ed anche per il catechismo, da parte dei catechisti di una certa fascia di età.
Come è facile notare, oltre al sacerdote celebrante, si tratta solo di pochissime persone per i servizi essenziali e strettamente necessari al decoro dell’azione liturgica.
Per il Giovedì Santo, nessun cenno alla consueta concelebrazione in mattinata ad Agrigento in Cattedrale per la benedizione degli Oli Sacri e la rinnovazione delle promesse sacerdotali. Concelebrazione quindi che non ci sarà e che ogni sacerdote, per quanto riguarda i propri impegni, potrà quindi fare in privato, senza celebrazione di Messa.
Mentre poi nel tardo pomeriggio, dopo il tramonto del sole, per la “Messa in Coena Domini, si ricorda che il decreto vaticano “concede in via straordinaria ai presbiteri la facoltà di celebrare questa “Messa in Coena Domini”, cioè in ricordo dell’ultima Cena del Signore, anche “senza la presenza del popolo”.
Non solo, oltre ad omettere la lavanda dei piedi, ai “presbiteri impossibilitati a raggiungere una chiesa parrocchiale”, viene anche “ concesso di celebrare questa “Messa in Coena Domini” nella propria abitazione”.
Infine una disposizione che potrà sorprendere, riguarda la Veglia Pasquale! Ma si tratta di una disposizione che proviene chiaramente e senza possibilità di equivoci da parte dalla Congregazione Vaticana per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti. Che cioè si potrà celebrare esclusivamente in Cattedrale e nelle chiese Parrocchiali. Non nelle rettorie e nemmeno nelle comunità religiose. Ed evidentemente, a maggior ragione, in casa.
Diego Acquisto