Manca poco ormai all’inizio dei festeggiamenti in onore di San Calogero. Una manifestazione di amore e di vita di tutto un popolo che trova, da tanti anni, nel centro storico agrigentino la sua culla. Un’edizione, quella del 2022, che pur rispettando la tradizione deve misurarsi con la coda di una pandemia non ancora domata e quindi deve rispettare norme di prudenza nei momenti in cui il Santo attraversa le vie principali della città. Chiunque, del resto, può rendersi conto che nel cuore di Agrigento permane un ritmo secolare scandito dalla presenza bimillenaria della Chiesa Cattolica, che, specie attraverso l’arte ha saputo fissare quei caratteri di un popolo che poi ogni anno emergono in occasione della festa di San Calogero. Festa ricca di quelle forme e di quei generi di umanità e di spiritualità che è possibile riscoprire nei più significativi monumenti ecclesiastici e civili ubicati nel centro storico. Per questo le due realtà – il centro storico e la festa – non stridono quando nel caldo mese di luglio s’incontrano, in occasione delle processioni con la statua del Santo, ma anzi si armonizzano ed entrano in sintonia. Per gli agrigentini San Calogero è santo e anche amico; si, un amico, un confidenziale amico, prova ne sia che i devoti cercano il contatto con il loro protettore e ognuno di essi interloquisce a modo proprio in un rapporto strettamente personale e confidenziale con il Santo, quasi come se si rivolgesse ad una persona fidata. E quando terminata la S. Messa, nel santuario i portatori, al grido di viva San Calò, si impadroniscono della statua del Santo per condurla sul sagrato dove attende di essere omaggiata da tanti fedeli, si capisce bene che San Calogero viene riconosciuto come il Santo amico del popolo, della gente, insomma uno di famiglia. Tanti elementi si mescolano in questa manifestazione esuberante della pietà popolare, che per questa edizione si dovrà vivere in modo meno esuberante. Quest’anno la devozione e la vicinanza al Santo si manifesterà in forme inedite per motivi di prudenza e per evitare che la processione soprattutto possa essere un’occasione per fare propagare un virus che sappiamo essere ancora in circolazione e anche molto contagioso. Tutto questo, ovviamente, non farà velo al rapporto tra San Calogero e i suoi devoti. La cessazione dello stato di emergenza, infatti, non coincide di fatto con un completo superamento della crisi pandemica, per cui la risalita dei contagi, soprattutto nella nostra Isola, ci obbliga a non abbassare la guardia e ad agire con estrema cautela e prudenza. Se i protocolli governativi non prevedono più le severe restrizioni dei mesi passati, questo non significa che possiamo con leggerezza ritornare alle abitudini di un tempo. San Calogero per aiutare gli agrigentini ha sfidato la peste, per mostrargli riconoscenza e devozione evitiamo di sfidare il Covid.
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